sabato 5 settembre 2015

My Filofax Clipbook

Ecco qui una piccola e rapida descrizione del Clipbook di Filofax, taccuino che all'occorrenza può trasformarsi in agenda.
Prenotato su Amazon, grazie ad Amazon Prime mi è arrivato il giorno successivo, in perfette condizioni e perfettamente impacchettato!





All'interno ha una serie di pagine di diversa tipologia: quadretti, righe, fogli bianchi e planner di ogni genere...insomma perfetti per organizzarvi al lavoro e nella vita privata! 









PRIME IMPRESSIONI:
So che il Clipbook non è molto amato dalle planner in quanto ibrido, metà taccuino e metà agenda, come dicevo, ma è sicuramente un prodotto interessante.

Da una prima rapida occhiata mi sono resa conto che la copertina, qui lo vedete nel color pera, è molto morbida e questo mi fa pensare che possa rovinarsi se trasportato o utilizzato con poca attenzione. 

All'interno spazio...ne abbiamo! In primis per aggiungere ad esempio i refil per il 2016, in secondo luogo per aggiungere pagine di altro genere, per affiancare insomma alla nostra agenda un taccuino ben organizzato.
Il formato è A5, quindi grandicello (per capirci i fogli sono metà di una pagina della vostra stampante!), ma è compatto e perfettamente trasportabile in una borsa da lavoro.

Per la borsetta io uso le agende pocket di Moleskine, non trasporterei mai una Filofax perché sono tutte piuttosto pesanti e quindi appesantiscono parecchio. 

So che molte ragazze hanno una pocket per la borsetta, ma io ci ho provato e vi assicuro che vi si infila dentro di tutto. La Moleskine è un parallelepipedo perfetto per essere incastrato ovunque e niente preoccupazioni per le copertine, estremamente resistenti!!!
Ovviamente il clipbook può essere personalizzato in ogni sua parte e nasce proprio per essere pratico e maneggevole

A breve vi farò vedere un nuovo post con il setup. E se voi avete un clipbook e volete darmi qualche consiglio...fatevi avanti! Se avete altre domande...non esitate a chiedere.


A Torino a girovagare

Sono tornata a Torino, nella mia splendida Torino per ritrovare gli amici che avevo salutato sei mesi fa, amici ai quali avevo detto un "arrivederci, a presto!" che stava tardando ad arrivare.
Ma alla fine ce l'ho fatta.
Sono riuscita a tornare a respirare quell'aria sabauda che tanto mancava.

Torino è bella proprio perché ha un'eleganza sua, ha charme, ha un suo stile che la rende unica e estremamente diversa da Milano.
Non tutti la amano perché ritenuta troppo provinciale, forse a me piace per questo perché nella sua grandezza è piccola e nella sua piccolezza è grande!

Ho girovagato per quelle vie che vedevo ogni giorno, tra agende da cercare, centrifugati di frutta e mercatini delle pulci.
Ho fatto poi una puntatina in un luogo meraviglioso, il Sermig che si trova a Porta Palazzo presso l'Arsenale della Pace.

Poi microgite fuori porta a Venaria prima e Rivoli, splendide città che fanno corona alla mia Torino.

Non ho comprato libri, questa volta. Perché ne avevo presi un paio a Milano qualche giorno fa.

Solo un'agendina e dei Post It da Tiger, una splendida penna Legami alla Mondadori e gli elastici da Melissa Erboristeria.

E poi ho fatto una scorpacciata di BELLE PERSONE, che forse è la cosa più importante.

Ecco qui qualche scatto dal Sermig:





E domenica per concludere...gita a Orta San Giulio, sul Lago d'Orta! 





Se poi volete seguirmi a livello "fotografico", cercatemi su Instagram fra_unaerredueti

venerdì 28 agosto 2015

Taglia e cuci di Marjane Satrapi


Taglia e cuci, la disciplina olimpica prediletta dalle donne, è il titolo della nuovissima graphic novel di Marjane Satrapi, autrice e disegnatrice che io amo. Conosciuta per Persepolis, dal quale è stato tratto anche l'omonimo cartoon.

Se le tematiche di Persepolis potevano urtare lo spettatore a causa delle divergenze culturali e della difficoltà che gli occidentali hanno nel momento in cui cercano di comprendere la cultura mediorientale, ma anche a causa dei rischi corsi dalla stessa autrice per aver cercato di non nascondere il suo pensiero, con Taglia e cuci ci troviamo in tutt'altro ambiente.

La storia infatti è estremamente leggera e racconta una parte di cultura araba che si avvicina moltissimo a quella occidentale, il cosiddetto tè delle donne, quel momento durante il quale le donne della famiglia si incontrano e condividono problematiche quotidiane, legate alla casa, al marito e ai figli.

Si parla di rapporti sessuali, di donne che si pentono di non essere arrivate vergini al matrimonio e che temono repressioni da parte dello sposo nel momento in cui lo scoprirà. Marjane non ha paura di raccontare il dietro le quinte un po' anche "a luci rosse" della cultura araba. Una scelta a mio parere molto intelligente perché in questo modo l'autrice ci fa percepire che sotto quei veli che celano i volti si nascondono donne come noi.

Mi fa sorridere il pensiero che una scrittrice di Teheran, che si era rifugiata a Vienna per scappare dal regime degli Ayatollah e che ora abita in Francia, proprio quella Francia dilaniata oggi dagli attentati, non ha paura di raccontare senza veli le vicende delle famiglie arabe, nell'ottica proprio di dire che alla fine siamo tutti uomini e tutti donne con gli stessi problemi. 

C'è l'amore, il matrimonio combinato, il divorzio, il marito che ha l'amante... La spontaneità di Marjane è incredibile e a tratti viene da esclamare: "Che coraggio!"
Ebbene, ci vuole coraggio anche in questo. Molto coraggio.


Se il genere può interessarvi, vi consiglio di leggere anche Il Caffè delle donne di Widad Tamimi e di guardare il film Donne senza uomini di Shirin Neshat.

giovedì 27 agosto 2015

Il Mercante di Luce di Roberto Vecchioni una recensione


Esiste la prosa poetica ma soprattutto si può parlare di poesia in prosa?
Recentemente mi sono posta questo interrogativo dopo aver cominciato il libro di Roberto Vecchioni, Il mercante di luce edito da Einaudi, storia che è sì scritta in prosa, ma è poesia allo stato puro. Se vogliamo essere più precisi è un poema, è la storia di eroi e umani, di dei e mortali, di coraggio e paure.

La vicenda ruota attorno al ragazzo, Marco, affetto da progeria, una malattia rarissima che praticamente fa invecchiare precocemente il bambino e spesso è difficile che superino i 20 anni d'età. L'invecchiamento è di tipo fisico, ma non mentale. Una vicenda triste, estremamente difficile per dei genitori costretti a vedere il proprio figlio appassire giorno dopo giorno fin dalla più tenera età. 

Roberto Vecchioni, grazie alle sue abilità narrative, riesce a raccontare questa vicenda senza risultare mai estremamente tragico, il padre del bambino, Stefano Quondam, docente di letteratura greca veste il ruolo del mercante di luce. Nonostante il buio della vita in cui riversa il piccolo, egli riesce ad avere e a offrirgli speranza attraverso proprio quei classici greci e latini. Anche se la moglie non apprezza, egli riesce a donare al ragazzo raggi luminosi, attimi di felicità di grande importanza.

"Non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro." recita la scritta sulla copertina. Era il principio degli eroi dell'antica Grecia, meglio una vita breve e gloriosa che una lunga e senza gloria. 
Ma non è semplice convivere con la malattia e spesso subentrano problemi a livello coniugale e personale. Sorgono dubbi, domande, problemi che lacerano la mente e il cuore delle persone. Un epilogo che lascia senza fiato, un inno alla vita che vi lascerà senza parole. 
Non voglio raccontare troppo su questo libro, perché ogni parola potrebbe rovinare la poesia e la leggerezza poetica di Vecchioni. Ma non la leggerezza volgare, è quella leggerezza delle ballerine, che riescono a farti rivivere storie dense, intricate e spesso spaventose restando però sulle punte dei piedi.

Il mercante di luce è sicuramente una lettura da fare, senza paura e senza timore. Non conoscevo la progeria, mi sono documentata su questa malattia e ringrazio Vecchioni che mi ha permesso di conoscere questo mondo.

Se anche voi volete capirne di più, vi consiglio di consultare non solo la cara e asettica pagina di Wikipedia, ma entrate nella questione e conoscete chi ne dà testimonianza diretta. Si tratta di Sammy Basso, un ragazzo italiano affetto da progeria. I suoi genitori hanno fondato la prima associazione Italiana per la progeria, per far conoscere la malattia, come ha chiesto sempre Sammy e per raccogliere i fondi per la ricerca perché per ora esistono solo cure sperimentali. 
Penso che il potere dei libri non sia solo quello di farci evadere dal mondo per trasportarci in luoghi diversi, i libri certo raccontano e lo fanno da quando esistono, ti mettono di fronte il mondo, a volte attraverso storie vere, ma altre volte attraverso storie romanzate che attingono dalla realtà ti presentano vicende che mai avresti immaginato. Possono turbare, ma sta di fatto che essi sono racconti, per quanto possiamo immedesimarci con il protagonista e le sue vicende, non proviamo mai fino in fondo quello che provano loro. Per questo non accetto chi cerca di distanziarsi da questi libri. 

Viviamo in un'epoca in cui alla televisione troviamo violenza gratuita a ogni ora, perché non chiudiamo gli occhi di fronte a quella? Perché non la allontaniamo? Perché continuiamo a fagocitare film violenti? 

Apriamo gli occhi e guardiamo la verità, la quotidianità.

mercoledì 19 agosto 2015

Viaggi ne abbiamo?

Okay Fra.
E' estate.
Hai ridato vita al blog.
Hai fatto una settimana di ferie...at home (più qualche parentesi montana - vedi foto - e outlet).
Hai quasi finito lo stage-profit
E prima di iniziare l'altro stage, quello nonprofit, devi trovare qualcosa da fare.

Palestra?
Piscina?
Shopping?
Libri da leggere?
Un viaggio?

Un viaggio.
Sì, ma dove?

Questa è la triste storia di come la qui presente sognò per 5 secondi di andare a Edimburgo a settembre e poi si è ripiegata su se stessa e ha deciso di non andarci causa: costo elevato dei biglietti aerei. Fine della storia. 
Meglio delle fiabe brevi di Scottecs. 

Edimburgo.
Avete presente che figata supersonica è quel posto?
No dico, i castelli, le rovine gotiche, gli spazi verdi della Scozia.
Figata.

E invece no. Per ora devo continuare a guardarmeli dalla pagina di Facebook su Edimburgo. 
Poco figata. 
Ma prima o poi ci vado eh!


Stazione di York

Insomma, in un 2015 durante il quale ho ingrassato Trenitalia e ho viaggiato un sacco con il Frecciarossa, un voletto da qualche parte ci starebbe anche. 
Magari un weekend.
Magari una gita a Londra.
Magari una gita a Parigi.
Magari...MAGARI!

Di posti da visitare ne avrei a bizzeffe. Devo solo scegliere quando e trovare dei buoni compagni di viaggio.

E una volta scelta la meta: guida turistica, bagagli da preparare e sorrisi a non finire.

Dovrei pure fare il Passaporto, che per quanto io viaggi sempre in paesi perfettamente raggiungibili con una banale carta d'Identità, la mia esperienza in Inghilterra mi ha insegnato che il Passaporto is better. Difficilmente falsificabile e ottimo per le foto su Instagram. 
Ovviamente sul secondo punto sto scherzando, ma ho visto gente postare la foto su Instagram in cui sfoggiava il Passaporto con all'interno i biglietti per un volo per Roma. 
Ah, partiva da Milano Malpensa.
Figo eh?

A parte questo, nella mia To do List di vita devo inserire il passaporto. 
E' demodè non averlo, quasi quanto non postare almeno una foto al giorno su Instagram. 


Manchester - Museum of science and industry (MOSI)

martedì 18 agosto 2015

Gli affari miei!

Ero a Torino. Sì quando ho iniziato questo blog ero a Torino. A Torino ho:
- studiato
- fatto uno stage
- lavorato

Ora sono a Novara per uno stage.
E metà a Forlì per un master.
Con il cuore sempre in Inghilterra, perché un anno fa sono stata a Manchester e ho visto anche York e ho capito che l'Inghilterra avrà sempre su di me un potere rigenerativo senza pari. 
Eccomi a Manchester (sono quella con la maglia rigata bianca e fucsia ovviamente! 

A breve sarò a Milano.
Pendolare.
Per lo stage legato al master.

Non ho mai amato Milano, anzi. L'ho sempre trovata un po' troppo sopra le righe per i miei gusti, troppo...troppo insomma. Irraggiungibile, assurda, caotica, sporca... ma in questo 2015 mi sono un po' ricreduta.

Sarà l'effetto Expo, non so...ma già a fine 2014 in occasione di una gita a Milano con le colleghe torinesi ho avuto modo di vedere quegli scorci che mai avevo scoperto. Posso dire che non avevo mai visitato Milano. Ne sono certa e ancora oggi posso dire che non la conosco. Per esempio: quant'è bella la Darsena? 

Ci sono stata quest'anno per motivi lavorativi legati allo stage, per sopralluoghi e per i colloqui del master. Ho preso la metro da sola, ebbene sì, ho preso l'aereo da sola, la metro di Torino da sola...ma mai, mai la metro di Milano. E la rifuggivo come la peste nera. Caso umano? Non credo di essere l'unica, anzi se anche tu sei come me...scrivimi un commento, così non ci sentiamo soli!

Insomma, dicevo Milano.

Milano, la città dove le idee possono crescere, dice la mia Moleskine edizione limitata per Expo 2015.



Sarà vero?

Non lo so, ma questa Milano quest'anno mi sta perseguitando.

Dovrò fare la pendolare e se il pendolarismo non fa per me sento già puzza di scatoloni e scotch. Ma non voglio pensarci.

Dovrò fare la pendolare e già penso di dover rispolverare il kit di sopravvivenza del pendolare che avevo riposto nell'armadio nel 2009, quando ho decretato chiusa la mia vita da pendolare Borgomanero-Torino.

Lo rispolvererò? 

Ai tempi ero una studentessa. Eastpack imperava
Zaino, tracolla, astuccio, portafogli.

Sono quasi passati 10 anni. Argh! 

Insomma, il kit nel frattempo è defunto.
Zaino: rottamato!
Borsa a tracolla: donata al fratello!
Borsa a spalla: assolutamente scomoda, acquistata solo perché "faceva moda" andare in giro gobbi!

Insomma, non ho un kit!
Ma ci sto lavorando.
Non ci credete?

Dieci anni dopo mi riscopro:
- eticamente impegnata
- dresscodizzata
- businessizzata
- più pratica
- ecologica
- ugualmente scema (dovevo scriverlo prima che qualcuno si prendesse male!)
- autrice di www.unaerredueti.it (pubblicità progresso! Almeno sapete che cosa sto facendo della mia vita!)

E come faccio a mettere insieme tutte queste cose? Non se puede! 
Ma ho riassunto tutto nel: bagaglio 3mendo.
Borsa in pvc riciclato, made in Italy, comoda, pratica, urban, di design (che a Milano è una parola inflazionata quanto gianduiotto a Torino), lavabile...
Riuscirò mai a trovarla?



La capostipite di queste borse è la Freitag: costosa! Molto costosa! E svizzera.
Io voglio una cosa Made in Italy, perché voglio sostenere il nostro bellissimo paese. 
Sono patriottista, devo aggiungerlo alla lista sopra. Oltre che nostalgica e campanilista...

Ci sono anche un sacco di altri brand italiani di borse in pvc simili alla Freitag.

Hukke
GarbageLab
Recycledbag 
RiamaBag

Insomma, la borsa in pvc piace e secondo me sarà apprezzata sempre di più. Scommettiamo?
Intanto la Full Spot ha lanciato la O-Folder, la borsa lavabile e di plastica piace, soprattutto se giri in città e la strusci contro le persone, sui mezzi, per terra...
La borsa di plastica la appoggi ovunque, un po' di sgrassatore e taaac...ripulita! 

Non ci credi?
Provala! 




lunedì 17 agosto 2015

Alta fedeltà di Nick Hornby

Ogni anno all’inizio dell’anno è bello, per gli amanti della lettura, immaginare con quale autore si vuole scrivere il nuovo anno, quali libri decideremo di leggere, quali avventure letterarie segneranno questi nuovi 365 giorni.
A gennaio mi ero detto: sarà l’anno di Nick Hornby!
Poi l’anno è partito con un sacco di carne al fuoco, con un Nick Hornby sul comodino (Funny Girl), un trasloco da Torino verso casa, un colloquio per uno stage, un master da iniziare..insomma un sacco di cose che mi hanno fatto rallentare la lettura. Funny Girl l'ho terminato (come avrai notato da questo blog), ma ancora Hornby non mi aveva convinto. 

A metà anno poi arriva la cara e vecchia ESTATE che ti permette di recuperare quel tempo perduto, perché anche se lavori, i ritmi si rallentano con le ferie a farne da padrone.
Quindi Hornby è tornato a bussare prepotentemente alla mia porta e questa volta lo ha fatto con il suo primo libro: Alta fedeltà.
Emozioni e dipendenza.
Un libro che all’inizio non si capisce dove vuole andare a parare, poi lentamente ti cattura nelle sue righe e non puoi lasciare la vicenda di Rob e Laura fino a quando non vedrai comparire l’ultima pagina.
Per essere nel mood del protagonista, direi che potrei inserirlo nella classifica dei miei libri preferiti, i primi cinque, forse i primi dieci. È difficile scegliere. Ecco, forse non sono proprio nel mood del protagonista! 

Sicuramente leggendo Alta Fedeltà mi è capitata una cosa che non mi succedeva da tempo con un libro, è imbarazzante, ma forse l'ultimo è stato Harry Potter. Insomma: mi è venuta voglia di rileggerlo, per carpire (esatto carpire!) le riflessioni di Rob e le sue liste musicali e non.

Il libro inizia con una lista delle ex di Rob. Alla fine della sua relazione con Laura, Rob ripercorre le sue vicende amorose e la sua vita, si analizza a suo modo e tra un LP e l’altro, serate in compagnia dei colleghi e giornate nel suo negozio di dischi, diventa adulto.
Ci sono i dischi sbagliati, i cantanti sbagliati, le relazioni sbagliate, che però fanno tutti egualmente parte della vita, perché si sa che la vita non è fatta solo di scelte giuste e spesso bisogna fermarsi e guardarsi indietro, proprio come fa Rob, per rileggere quei segnali, riascoltare quei dischi che ti faranno capire come andare avanti a scrivere.

Un libro che ha anche una colonna sonora, che mi sono proposta di creare su Spotify, ma poi ho scoperto che…qualcuno l’aveva già fatta prima di me. Perché Hornby è un’istituzione, Fra, non dimenticarlo!

L’ambientazione è ovviamente londinese, siamo negli anni 90 e quindi si parla ancora di cassette e vinili, i cd rientrano ancora nel mondo della fantascienza. 

Puoi creare la tua compilation per la persona a cui vuoi bene, una selezione di canzoni che servono a educare all’ascolto, per scartare quei cantanti “imbarazzanti”, che Rob fucilerebbe volentieri se avvenisse la rivoluzione musicale: Simple Minds, Michel Bolton, U2, Bryan Adam, Genesis.
Devo ammettere che quest’affermazione mi ha sconcertato parecchio, sì perché Alta Fedeltà mi ha fatto capire, anzi ha semplicemente confermato quanto già sapevo: di musica non so proprio nulla! Mi chiedo se avrebbe ugualmente fucilato i Muse e cosa potrebbe pensare Rob di tutti questi talent come X Factor e The Voice e tutti i cantanti sgallettanti che partoriscono annualmente?

Un libro…mille riflessioni. Ecco perché voglio rileggerlo, perché sono certa che ne genererà altre duemila e sono convinta anche che questo sia uno di quei libri che: più li leggi e più li apprezzi e cogli delle sfumature che prima non avevi notato.

Certo, non è Kundera, ma Hornby ha il pregio degli scrittori inglesi (che io amo!): riesce a raccontare la vita senza paura, senza filtri, rende interessante la quotidianità e come il tanto citato (da queste parti) David Nichols, i suoi personaggi sono veri. Ho chiuso il libro e mi è venuta voglia di andare a Londra a cercare il negozio di dischi di Rob, per parlare con lui e farmi dare dei consigli musicali. Per capire cosa devo ascoltare e come posso migliorare i miei gusti in materia.


Adoro i libri che non si fermano sulla carta, quelli che di fatto non riesci mai a chiudere perché una parte di essi vivrà sempre con te. Grazie Nick

martedì 23 giugno 2015

Il diavolo veste Zara di Mia Valenti


Se per ricaricare le energie ti bastano un divano e il dvd (o blu ray) de Il diavolo veste Prada, questo è il post che fa per te. Se invece preferisci un barattolo di Nutella nel quale affogare i tuoi dispiaceri, beh questo post fa ugualmente al caso tuo! Se sei una persona che vorrebbe dare spazio ai tuoi sogni, senza sentirsi dire da tutti: "In quel campo non avrai mai un futuro!", sei nel posto giusto.

Andiamo per gradi.

Il primo libro che ho letto di Sara Lorenzini era 45mq la misura di un sogno. Un libro piacevole, divertente, brillante che a suo tempo avevo gradito, che ben raccontava la storia dei "trentenni fuorisede che fanno i conti con i mq dell'appartamento" ma anche un po' di più.
Qualche mese fa è uscito il secondo libro di Sara Lorenzini, scritto sotto lo pseudonimo Mia Valenti, intitolato Il diavolo veste Zara, che ho scaricato immediatamente dallo store di Amazon.

E' inevitabile domandarsi subito: ma è la brutta copia italiana del ben più celebre libro della Weisberger, Il diavolo veste Prada? Un momento.

Il mondo di Andy de Il diavolo veste Prada è sicuramente presente nel libro della Lorenzini, viene più volte nominato, anche se la protagonista Mia, non apprezza la scelta finale di Andy che decide di abbandonare il posto di assistente di Miranda. Mia ama la moda, crede nel suo sogno e vuole realizzarlo. 

Il libro di Sara vuole raccontarci una storia a lieto fine, la storia di una ragazza di 27 anni che riesce a realizzare il suo sogno, lo insegue con la giusta dose di paura che tutti hanno quando si tratta di fare i grandi salti della vita.

Mia è molto motivata, sa di valere qualcosa e grazie all'aiuto del suo nuovo ragazzo, Francesco, capirà che l'uomo è artefice del proprio destino, Homo faber ipsius fortunae, e fa quasi sorridere il fatto che questa storia è ambientata a Firenze, culla di uomini che hanno cambiato il proprio destino e quello dell'Italia grazie alle proprie abilità artistiche e letterarie.

Il diavolo veste Zara vuole essere una parabola ottimista, una specie di augurio di buon anno (è infatti uscito a gennaio!) per quanti sono in cerca del proprio destino, per quanti sono in cammino verso quella meta che sembra sempre più distante e difficile da raggiungere: la propria felicità.

In un mondo del lavoro dove l'ultimo arrivato, il giovincello sono carne fresca da macello, da sfruttare e spremere fino all'osso, Sara Lorenzini vuole farci capire che cambiare si può, basta crederci. Certo, dall'altra parte servono dei "piani alti" capaci di ascoltare, amministratori delegati come quello della Luci.di, che sanno che l'azienda deve essere svecchiata, perché solo così si potrà andare avanti.

In Italia servono persone Luci.dE, che sappiano togliersi le fette di prosciutto davanti agli occhi, che sappiano guardare al futuro tenendo ben presente anche il passato, che sappiano valorizzare i giovani, senza paura che siano pronti a rubare il posto. 

Mia sostituirà Veronique, ma il suo non è un colpo di stato basato sull'antipatia, Mia ama il settore della moda, ama la maison Luci.di, ma si rende conto che Veronique non è capace di leggere le esigenze dei giovani, la ammira per quello che ha fatto ma crede sia tempo di lasciare spazio ai giovani. 
Quegli stessi giovani 2.0, appiccicati ai cellulari, fanatici delle app e dei grandi magazini, delle marche low cost e della moda per tutto.

Sara Lorenzini riesce con Il diavolo veste Zara a raccontare uno spaccato della nostra Italia molto chiaro e realistico. Questa scrittrice riesce davvero a dar voce ai giovani, perché è giovane anche lei, non è la cinquantenne che racconta dei ventenni. Il suo sguardo ha ben chiaro la situazione di precarietà in cui molti ragazzi vivono e alla quale devono adeguarsi. Poi c'è sempre l'estero ad attenderci, ma questo è un altro discorso.

Non saprei se augurarmi un seguito di questo libro, sarebbe bello seguire le avventure di Mia, ma secondo il mio modestissimo parere, Il diavolo veste Zara è bello perché un augurio, un pensiero positivo che personalmente vorrei regalare a tutte le mie amiche in questo momento, perché la speranza non si spenga mai! 
Un ottimo regalo per augurare buon anno alle persone alle quali volete bene!


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