martedì 23 giugno 2015

Il diavolo veste Zara di Mia Valenti


Se per ricaricare le energie ti bastano un divano e il dvd (o blu ray) de Il diavolo veste Prada, questo è il post che fa per te. Se invece preferisci un barattolo di Nutella nel quale affogare i tuoi dispiaceri, beh questo post fa ugualmente al caso tuo! Se sei una persona che vorrebbe dare spazio ai tuoi sogni, senza sentirsi dire da tutti: "In quel campo non avrai mai un futuro!", sei nel posto giusto.

Andiamo per gradi.

Il primo libro che ho letto di Sara Lorenzini era 45mq la misura di un sogno. Un libro piacevole, divertente, brillante che a suo tempo avevo gradito, che ben raccontava la storia dei "trentenni fuorisede che fanno i conti con i mq dell'appartamento" ma anche un po' di più.
Qualche mese fa è uscito il secondo libro di Sara Lorenzini, scritto sotto lo pseudonimo Mia Valenti, intitolato Il diavolo veste Zara, che ho scaricato immediatamente dallo store di Amazon.

E' inevitabile domandarsi subito: ma è la brutta copia italiana del ben più celebre libro della Weisberger, Il diavolo veste Prada? Un momento.

Il mondo di Andy de Il diavolo veste Prada è sicuramente presente nel libro della Lorenzini, viene più volte nominato, anche se la protagonista Mia, non apprezza la scelta finale di Andy che decide di abbandonare il posto di assistente di Miranda. Mia ama la moda, crede nel suo sogno e vuole realizzarlo. 

Il libro di Sara vuole raccontarci una storia a lieto fine, la storia di una ragazza di 27 anni che riesce a realizzare il suo sogno, lo insegue con la giusta dose di paura che tutti hanno quando si tratta di fare i grandi salti della vita.

Mia è molto motivata, sa di valere qualcosa e grazie all'aiuto del suo nuovo ragazzo, Francesco, capirà che l'uomo è artefice del proprio destino, Homo faber ipsius fortunae, e fa quasi sorridere il fatto che questa storia è ambientata a Firenze, culla di uomini che hanno cambiato il proprio destino e quello dell'Italia grazie alle proprie abilità artistiche e letterarie.

Il diavolo veste Zara vuole essere una parabola ottimista, una specie di augurio di buon anno (è infatti uscito a gennaio!) per quanti sono in cerca del proprio destino, per quanti sono in cammino verso quella meta che sembra sempre più distante e difficile da raggiungere: la propria felicità.

In un mondo del lavoro dove l'ultimo arrivato, il giovincello sono carne fresca da macello, da sfruttare e spremere fino all'osso, Sara Lorenzini vuole farci capire che cambiare si può, basta crederci. Certo, dall'altra parte servono dei "piani alti" capaci di ascoltare, amministratori delegati come quello della Luci.di, che sanno che l'azienda deve essere svecchiata, perché solo così si potrà andare avanti.

In Italia servono persone Luci.dE, che sappiano togliersi le fette di prosciutto davanti agli occhi, che sappiano guardare al futuro tenendo ben presente anche il passato, che sappiano valorizzare i giovani, senza paura che siano pronti a rubare il posto. 

Mia sostituirà Veronique, ma il suo non è un colpo di stato basato sull'antipatia, Mia ama il settore della moda, ama la maison Luci.di, ma si rende conto che Veronique non è capace di leggere le esigenze dei giovani, la ammira per quello che ha fatto ma crede sia tempo di lasciare spazio ai giovani. 
Quegli stessi giovani 2.0, appiccicati ai cellulari, fanatici delle app e dei grandi magazini, delle marche low cost e della moda per tutto.

Sara Lorenzini riesce con Il diavolo veste Zara a raccontare uno spaccato della nostra Italia molto chiaro e realistico. Questa scrittrice riesce davvero a dar voce ai giovani, perché è giovane anche lei, non è la cinquantenne che racconta dei ventenni. Il suo sguardo ha ben chiaro la situazione di precarietà in cui molti ragazzi vivono e alla quale devono adeguarsi. Poi c'è sempre l'estero ad attenderci, ma questo è un altro discorso.

Non saprei se augurarmi un seguito di questo libro, sarebbe bello seguire le avventure di Mia, ma secondo il mio modestissimo parere, Il diavolo veste Zara è bello perché un augurio, un pensiero positivo che personalmente vorrei regalare a tutte le mie amiche in questo momento, perché la speranza non si spenga mai! 
Un ottimo regalo per augurare buon anno alle persone alle quali volete bene!


giovedì 18 giugno 2015

Cielo di Sabbia di Joe R. Lansdale: recensione!


Sabbia e cavallette, sono queste le cose che accolgono il lettore quando inizia a leggere Cielo di sabbia di Joe R. Lansdale.
Il romanzo comincia in Oklaoma, in un periodo storico molto importante per il mondo intero: siamo nel pieno della Grande Depressione, la gente è divenuta povera, le banche sistanno mangiando tutto e quello che non divorano loro finisce in pasto alle cavallette. Jack, il protagonista del romanzo si ritrova improvvisamente solo al mondo, in una grande fattoria in mezzo a una tempesta di sabbia. Dopo aver sepolto i suoi genitori la sua vita cambia radicalmente, proprio quel vento folle che si abbatte sulle terre dell'Oklaoma gli restituirà due volti noti: Jane e suo fratello Tony con i quali comincia una grande avventura ricca di incontri pericolosi, gangster e scorribande sui treni.
Jack, Jane e Tony sono quegli orfani della Grande Depressione, orfani che il cinema americano ha raccontato in film come Wild Boys of the road di William Wellman, che attualmente esiste solo in lingua originale, ma che se riuscite a reperirlo è sicuramente molto interessante perché restituisce uno spaccato chiaro e realistico di questo periodo storico.
Joe R. Lansdale sceglie di raccontare questa storia partendo da fatti veri, storie che gli sono state regalate da diverse persone che le hanno vissute in prima persona. La voce narrante è quella di Jack, è lui che ci accompagna nel suo mondo, che ci racconta il suo vissuto senza alcun filtro. Le gioie e i dolori vengono descritti allo stesso modo, sono numerose le morti raccontate nel libro, avvenimenti che dovrebbero turbare un comune bambino, ma i ragazzi di Cielo di sabbia sono piccoli uomini e piccole donne che guidano e si atteggiano già da grandi, non lo fanno per gioco! E' la vita che li ha portati a fare delle scelte chiare, è la vita che li ha costretti a seppellire i genitori, rubare un auto, scappare con solo delle scatolette di carne nella sacca. La loro fanciullezza emerge quando possono spendere quei pochi spiccioli per comprarsi una Cocacola alla stazione di servizio.
Connessioni cinematografiche:
- Wild boys of the road - William Wellman 1933
- Strada sbarrata - William Wyler 1937
- Angeli con la faccia sporca - William Wellman 1938

mercoledì 17 giugno 2015

Verticomics: un fumetto al giorno leva il medico...

Sei fumetto-dipendente?
Se la risposta è sì, allora l'App che fa per te (ci dicono), di cui tutti stanno parlando in questi giorni è: Verticomics, un progetto tutto italiano che vede al centro i FUMETTI! 
Potete trovare più info qui --> Sito! 
Incuriosita da questa applicazione, ho deciso di scaricarla e di testarla! 
Cominciamo con una breve guida, seguiranno poi degli aggiornamenti! 

Dopo aver scaricato l'app dall'Apple Store (per ora c'è solo per gli amici della mela morsicata, ma a breve dovrebbe essere rilasciata anche la versione per Android), ci dobbiamo registrare. Come vedete l'interfaccia è estremamente semplice e immediata. 




Una volta inseriti i dati richiesti e cliccato su "Registrati" si aprirà una finestra che vi confermerà l'iscrizione. 



Fate il login e entrate!



Subito vi si aprirà la home con il suggerimento del fumetto del giorno, in questo caso abbiamo Vinicio Capossela: marinai, profeti e balene. 



Scarichiamo il fumetto e attendiamo il download! 



Bastano davvero pochissimi istanti e il fumetto viene subito inserito nella nostra libreria, facile no?



Utilizzando il pulsante di navigazione potete scegliere se visualizzare il fumetto del giorno oppure la vostra libreria. 



Ecco la libreria (che per ora ha un solo fumetto!)


E qui il fumetto! 



Ci piace? Non ci piace? Qualche giorno di utilizzo e ne riparliamo! 
Intanto scaricatela anche voi e pacioccateci un po'! 

Qualcosa di vero di Barbara Fiorio: recensione!


Quando ho visto per la prima volta la copertina di questo libro, Qualcosa di vero di Barbara Fiorio,  sono subito rimasta molto colpita dalla foto di questa persona vestita da funghetto. Bianco e rosso, due colori tra loro nettamente in contrasto, ma che ben si sposano abbinati. Restava però il fatto del funghetto che ricorda un po' i funghi allucinogeni, quelli che ti dicono di non mangiare, ma nelle fiabe Disney, questo costume ricorda il tipico funghetto.

Insomma: una copertina che da sola merita un'analisi accurata! E per fortuna che i libri non si giudicano dalla copertina, eppure in quel funghetto a parere mio c'è tutta l'essenza della storia di Barbara Fiorio.
Non ci credete?
Seguite il mio ragionamento.

La storia che ci regala Barbara Fiorio con il suo nuovo libro: Qualcosa di vero, ci porta nel mondo della pubblicità dove troviamo Giulia, pubblicitaria di successo e il suo collega Lorenzo. Giulia una sera conosce la figlia della sua vicina di casa, che trova fuori sul pianerottolo addormentata: è la piccola Rebecca che, scopriamo, è una grande fagocitatrice di storie.

La piccola Rebecca ogni sera è a casa da sola perché la madre lavora e Giulia diventa di nascosto la sua "Racconta storie": tre colpetti contro il muro, la porta dell'appartamento accostata e Giulia entra nell'appartamento di Rebecca. 
Ma Rebecca non è una bambina come tutte le altre, è estremamente curiosa e Giulia, che non è abituata a rapportarsi con i bambini, inizia a raccontarle ogni sera una nuova fiaba, ma non come quelle che la Disney ci ha insegnato, racconta le storie vere, quelle dei Grimm, dove non ci sono buoni e cattivi, dove i principi sono cretini e le principesse sono sciocche e sprovvedute. 

Le fiabe di Giulia rapiscono Rebecca che inizia a raccontarle ai suoi compagni di scuola, in particolare all'amico Daniele. Queste storie estremamente crude però non sono apprezzate da tutti nella scuola, in particolare la Gilda del Cerchietto non le approva, anzi! E questo le procurerà non pochi problemi con la preside.

Giulia, grazie all'incontro con Rebecca, riscopre il significato dell'amore e proprio questa bambina riuscirà a metterla faccia a faccia con i suoi veri sentimenti, che per troppo tempo ha tenuto nascosti per favorire il lavoro e la carriera.

Rebecca è una novenne eppure nella sua ingenuità di bambina riesce a comunicare con il mondo degli adulti e dimostra di saper offrire quelle soluzioni che spesso solo la schiettezza e la purezza di un bambino riesce a vedere ben chiare.

Tra Gilde del cerchietto, draghi volanti e fiabe, Giulia viene a conoscenza della storia della mamma di Rebecca, Anna, una donna in fuga dal marito violento che cerca di proteggere se stessa e la figlia da un uomo che non la ama e non l'ha mai amata.

Qualcosa di vero è proprio come quel funghetto in copertina, da bambine ci raccontano le fiabe che rischiano di darci un'immagine travisata della realtà, ci insegnano che gli uomini sono dei principi, ma in realtà non lo sono e i Grimm lo sanno bene, ma facciamo fatica ad ammetterlo perché siamo sotto l'influsso delle "allucinazioni", cerchiamo di vedere la realtà con uno sguardo velato, che ci dice che le cose possono cambiare, ma il messaggio di Barbara Fiorio è molto chiaro: se un uomo inizia a colpirti, la situazione può solo degenerare, non migliorare.

Freddezza e realismo, ma non distacco e generalismo. L'amore esiste e viene ribadito in più punti del libro, bisogna soltanto cercarlo, uomini e donne, devono cercarlo e rispettarlo, costruirlo giorno per giorno e non scappare da lui. 

Pensavo che Qualcosa di vero fosse solo una storia di una bambina qualsiasi e di una pubblicitaria, sono rimasta piacevolmente colpita dalla freschezza e dall'originalità di questo libro, soprattutto dalla sua profondità, Vi porterà a pensare molto, ma non posso far altro che consigliarvelo perché i libri così devono essere letti. 

Un'ultima parola sulle fiabe: non sono contro la rilettura Disney, ma sono fermamente convinta che bisogna ricordare ai bambini che quelle sono storie e sono distanti dalla realtà, purtroppo...o per fortuna, tutto dipende da quello che gli insegniamo! 

lunedì 15 giugno 2015

Ever, ever...AFTER! Delle fanfiction e della letteratura.

Io le scrivevo le fanfiction. Ebbene, lo ammetto. In attesa del quinto libro di Harry Potter mi ero iscritta a una specie di forum che si chiamava "Lo scrigno di Silente", avevo inserito ben due ipotetici quinto libro di Harry Potter. Nella prima fanfiction avevo ipotizzato l'esistenza di una figlia di Sirius Black, Alissa docente di Difesa contro le arti oscure a Horwarts, della stessa età di Harry Potter, ma diventata docente perché estremamente geniale e superiore a tutti per intelligenza. Personaggio esagerato e estremamente sopra le righe, ho ritentato con una seconda fanfiction dove Sirius aveva due figlie gemelle: Alissa e Amanda. Ovviamente la prima era a Grifondoro, la seconda a Serpeverde. Insomma, ne ho inventate di ogni e ai tempi avevo anche stampato una copia della prima storia da regalare alla mia migliore amica, così poteva leggerla durante il suo viaggio in Inghilterra.
Queste cose forse potrebbero essere definite: BANALI nel 2015, eppure la settimana scorsa mentre ascoltavo Pinocchio su Radio Deejay (con la Pina e Diego dalle 6...) sono rimasta incuriosita dalla presenza di un'autrice americana, tale Anna Todd, autrice di After, caso editoriale dell'anno e altri bla, bla, bla. 



Caso editoriale dell'anno?
Sentiamo un po' cosa raccontano.
Ebbene, molti di voi sanno già dove voglio andare a finire, altri si staranno chiedendo il perché di questo mio volo pindarico, ma ci sto arrivando. 
After è praticamente il frutto di una fanfiction, una storia scritta sul cellulare mentre l'autrice era in coda alla posta, con tutti gli errori che si possono fare quando si digita su uno smartphone.

Un nuovo stile di scrittura?
Certo le tecnologie ci hanno insegnato a scrivere dove meglio crediamo, ci danno la possibilità di chiacchierare con i nostri amici mentre siamo nei luoghi più disparati della terra o nelle situazioni più imbarazzanti (fanciulle, alzi la mano chi non ha mai messaggiato mentre era dall'estetista a fare la ceretta!), ma il problema è la qualità della scrittura.
Se sono dall'estetista a fare la ceretta al massimo posso parlare di cavolate con l'amica, di certo non mi metto a fare un'analisi della Critica della ragion pura, così come quando sono in Posta al massimo posso appuntarmi qualche scena o magari qualche descrizione di personaggio traendo anche spunto dalla fauna presente intorno a me. 
Scrivere un romanzo mentre si è in coda per pagare la bolletta della luce è davvero complesso, complimenti quindi ad Anna Todd se ci è riuscita. 

Ma avrà riletto prima di postare?
La mia maestra diceva sempre: "Rileggete prima di consegnare!" Anna avrà riletto il suo elaborato?
Dubito. Come puoi rileggere un episodio che scrivi di getto sul cellulare? Non lo rileggi e quindi chiedi, come ha fatto proprio Anna, la clemenza ai tuoi lettori. Scrivo da uno smartphone, sapete che il touch non è proprio il massimo per scrivere papiri. 

Ma questa modernità ci aggrada?
Quando è nata la stampa a caratteri mobili, nel mondo si è generato il disagio. La morte della cultura. Sicuramente la macchina da scrivere non sarà stata accolta con grande entusiasmo e nemmeno i pc all'inizio. Invenzioni nate per semplificare la vita dell'uomo ma che a volte rischiano di far perdere il significato delle cose. 
Sono molti gli scrittori che si sono dotati di Ipad oltre al pc, per scrivere in viaggio, per scrivere in bagno, per scrivere ovunque, eppure il caro e vecchio taccuino, nel mio caso la Moleskine, non può morire. La gioia di scrivere a mano, la bellezza di riempire di lettere un foglio bianco...che cosa vintage. Eppure molti scrittori preferiscono scrivere a mano per insegnare al cervello a rallentare, per fissare meglio le cose. 

Insomma come mi schiero con questa fanfiction?
Prima di tutto ci tengo a precisare che io sono pro fanfiction, perché sono una forma di scrittura carina e secondo me dovrebbero essere utilizzate anche nelle scuole perché se ben fatte, ti obbligano a studiare il personaggio che vuoi utilizzare come protagonista. In quanto fanfiction partono da cose che già esistono e quindi ci si deve mettere nei panni di qualcosa di già pronto, cercando di farlo diventare nostro. Pensate a una fanfiction su Dracula o sui Malavoglia o su Mattia Pascal...che meraviglia sarebbe. 
E invece la Todd ci scrive un fanfiction sul cantante degli One Direction. Carina pure questa come idea, a parte che non è Bono degli U2, ma il problema, il quid che mi blocca è la questione: scritta con il cellulare mentre ero in coda alle poste. Sono vecchia, lo so, ma queste forme di scrittura non mi "aggradano" più di tanto. 
Detto questo, sicuramente mi scaricherò l'estratto su Kindle perché sono curiosa di leggerla. Una volta trasformata in libro la fanfiction è stata epurata dagli errori, quindi non leggeremo cose tipo "pwrché" oppure "premdi ol larre" ecco.

E voi cosa ne pensate delle fanfiction? Leggerete After?
Fatemi sapere! 

martedì 9 giugno 2015

Dimmi che credi al destino di Luca Bianchini: recensione!


Il destino, questo sconosciuto, questo scrittore delle nostre vite che spesso ci ruba il ruolo di protagonista, che ci porta a compiere delle scelte, a metterci in discussione e spesso a tornare sui nostri passi. Il destino, questo sconosciuto, è quel sottile e forte filo rosso che percorre tutto il nuovo libro di Luca Bianchini, Dimmi che credi al destino, che racconta la storia di Ornella, libraia italiana ma che lavora in una libreria londinese.

Il nuovo libro di Luca Bianchini rappresenta un viaggio alla scoperta delle vite di Ornella e Diego e dei loro destini che tornano e li tormentano e che spesso li riportano con i piedi per terra e gli fanno mettere in discussione le loro vite.

Ornella ha una libreria a Londra e un'amica fantastica a Milano, la Patty, editor presso una casa editrice, è sempre pronta a saltare sul primo aereo per Londra per correre in soccorso all'amica. Le due donne hanno un legame molto forte tra loro, frutto di un passato comune che Bianchini non ci svela subito, ma che tiene lì, nascosto dietro l'angolo, pronto a sfoderarlo quando il lettore non se lo aspetta.

Luca Bianchini è riuscito a stupirmi quando ho scoperto il passato di queste donne, non avrei mai immaginato cosa aveva tormentato le loro vite quando erano più giovani e soprattutto quale storia si celava dietro la relazione di Ornella con il marito Axel. 

Diego, dall'altro lato della medaglia, è un uomo che deve fare i conti con la sua sessualità. Fuggito a Londra per scappare da Carmine, si ritrova nella City a fare il barbiere, mestiere tipicamente italiano, ma che non lo aiuta a cancellare quell'uomo dalla sua storia. Carmine è fidanzato, eppure ha dimostrato di essere interessato a lui...o forse era solo un gioco di una notte?

E poi c'è Clara, che lavora nella libreria di Ornella e sembra l'unica a capire realmente gli Inglesi, eppure nessuno sembra disposto a capire lei, un personaggio molto ambiguo che addirittura si inventa un gatto inesistente per avere sempre delle scuse nuove da snocciolare con amici e colleghi.

In Dimmi che credi al destino ognuno deve trovare la sua strada nella vita e per farlo deve fare i conti con i fantasmi del passato, che, fino a quando non sono definitivamente sconfitti, tornano e ti tormentano, siano essi un marito morente o uno pseudo amante.

A far cornice alle vite dei nostri protagonisti oltre alla bellissima città di Londra, dove ogni cosa, ogni angolo, ogni scorcio ti rapisce, c'è la libreria che rischia di chiudere. Un angolo di Italia che ha bisogno di essere rivitalizzato, di trovare anche lui il suo perché nel mondo.

Fondamentali poi per Ornella sono due figure maschili: Mr. George, l'amico della panchina, inglese fino al midollo, parla molto bene l'italiano ed è un amico fidato e consigliere di Ornella, accanto a lui c'è il vicino di casa di Ornella, un uomo che la osserva da tempo e che forse merita un po' più di considerazione. 

La storia che ci regala Luca Bianchini ha il pregio di lasciarti incollato al libro dalla prima all'ultima pagina, perché è impossibile non affezionarsi ai personaggi, così estremamente veri, dovuto anche al fatto che il libro parte da vicende vere, che l'autore ha un po' romanzato, ma solo un pochettino. 

La libreria londinese esiste veramente e rischia davvero di chiudere, perché lo stabile dove si trova rischia di essere abbattuto e salvare una libreria oggi è difficile, perché si sa, ormai nel mondo digitale: cosa ce ne facciamo dei libri di carta? 

Ce la farà Ornella a salvare la libreria? Nel libro una risposta c'è, nella vita reale ce lo auguriamo vivamente!

lunedì 8 giugno 2015

L'illusione della separatezza di Simon Van Body

illusione_separatezz
Avete mai detto a qualcuno: consigliami un libro!
Io sì e anche spesso. Il fatto che io abbia blog di libri e altro non significa avere sempre la storia giusta al momento giusto, spesso succede che inizio un libro e lo trascino per mesi rischiando anche di abbandonarlo, altre volte inizio quello giusto e riesco a divorarlo in pochi giorni, nonostante tutti gli impegni della giornata.
Ho una lista di libri che vorrei leggere, ma a volte è difficile trovare in mezzo a questi quello giusto, quindi...quindi chiedi aiuto a chi ne sa più di te. Ti fiondi su Google, su Amazon, entri in libreria, spulci le novità, spulci i libri dei "nomi grossi", autori più piccini...oppure: chiedi a un amico-lettore fidato.
Il modo in cui sono entrata in contatto con L'illusione della separatezza di Simon Van Boy ed. Neri Pozza è proprio questo: un consiglio da un'amica. Un consiglio che definirei prezioso.
Molto probabilmente non mi sarei mai avvicinata di mia spontanea volontà alla lettura di questo libro, troppo spesso mi blocco di fronte alle copertine e in questo caso temevo di avere davanti a me il classico amore tormentato della giovane donna che ha il fidanzato al fronte. La copertina racconta questo e di fatto anche il libro se vogliamo, ma forse anche no.
Raccontare di cosa parla questo libro è complesso, recensirlo ancora di più.
La prima cosa che colpisce in L'illusione della separatezza è la struttura, ogni capitolo un personaggio, nomi diversi, anni diversi, luoghi della terra differenti. Tante piccole perle che vengono date al lettore che all'inizio fatica a capire che cosa deve fare con tutte quelle storie. Le vicende sono molto distanti tra loro, America, Francia, Inghilterra, per metà libro ci troviamo a spasso per il mondo e conosciamo Hugo, Martin, John...ma chi sono? E soprattutto dove vuole andare a finire Van Booy con questa storia?
Ammetto che prima di arrivare a pagina 90 circa mi sono sentita un po' spiazzata, la mia amica-lettrice mi aveva detto che era un libro imperdibile, di estrema bellezza.
Poi mi sono innamorata.
Dei personaggi, della storia e, cercando di capire se avevo capito l'intento di Van Booy, mi sono catapultata nella lettura e nel giro di poche ore l'ho terminato. E quando arrivi alla fine il cerchio si chiude, come in un puzzle ogni tessera ritrova il suo posto e quindi capisci i personaggi principali, quelli intermedi che sono di fatto degli anelli più piccoli...e alla fine ti ritrovi con una vera collana di perle.
Chiudi il libro, anzi no...non lo chiudi perché non puoi! Torni alla prima pagina, a Los Angeles, al 2010 e a Martin dove tutto è cominciato e ti dai della stupida per non esserti abbandonata subito allo splendore di questo libro, rimani attonita perché ti rendi conto di avere in mano qualcosa di unico e poi, nel mio caso, vorresti stringere la mano e ringraziare subito chi te l'ha consigliato. Ma, sempre nel mio caso, la persona in questione abita un po' di km lontano da te e soprattutto è l'una di notte passata e non sta bene scrivere a quell'ora alle persone.
So di non aver raccontato la storia, ma ho paura di svelarvi troppo. Posso solo dirvi che tutto comincia con Martin e da lì in avanti sedetevi comodi al divano con una bella tazza di tè e preparatevi a conoscere molte altre persone, a farle parlare nel loro turno, al momento giusto. Ascoltate i dettagli, memorizzate i nomi e i gesti e lasciatevi sorprendere.
Come recita la frase di Time Out, questo libro ci fa sentire connessi con l'universo.
Ho apprezzato questo libro perché risponde anche a uno dei miei tanti "perché", ossia la collocazione del singolo individuo all'interno della narrazione del mondo, quella storia immensa che è scritta nelle stelle.
Sto diventando poetica, chiedo scusa, ma il libro è poetico.
Non ci credete? Leggetelo e lasciatemi il vostro commento qui sotto! Sono davvero curiosa di conoscerlo!

sabato 6 giugno 2015

Il film dei Peanuts!

I 6 novembre 2015 uscirà negli usa il nuovissimo film dei Peanuts! Alzi la mano chi non ama questi personaggi meravigliosi e così filosofici che hanno sicuramente portato il buonumore nelle vostre giornate! 
Ebbene, non vedo mani alzate...e per fortuna! 
Proprio ieri nel web, in particolare io l'ho vista su Il Post.it, ha iniziato a circolare la locandina del film che è a dir poco stupenda!
Spero la mettano presto in commercio perché è davvero carina da vedere!
Non lo pensate anche voi?
A me verrebbe già voglia di dedicarle una parete di casa...
Buona dispersione nella "meravigliosità" di questa locandina! 



Funny Girl di Nick Hornby



Nick, mio caro Nick, finalmente ho finito il tuo libro, che è stato per me il primo libro dei tuoi. Insomma, il mio battesimo-Hornby è avvenuto con Funny Girl... e che dire di questa esperienza?
Ho sempre sentito pareri molto discordanti su Hornby, in parole povere o lo si odia o lo si ama. Dopo aver letto uno dei suoi libri, non posso assolutamente schierami per una o l'altra posizione, posso però dire che il viaggio è stato parecchio complesso per vari motivi.
Ho iniziato a leggere questo libro a febbraio 2015 e ho raggiunto l'ultima pagina solo nel maggio 2015. Nel frattempo ho iniziato altro, ho terminato altri libri eppure:
- non ho perso il filo del discorso
- non ho mai sentito l'esigenza di dover terminare la lettura
- non ho sentito i personaggi di Nick come "miei amici"
Il discorso da fare su Funny Girl è complesso. Sicuramente la storia è molto interessante, ben scritta, scorrevole, ma manca di qualcosa, quel qualcosa che ti cattura, ti trascina nel libro e che ti fa sentire la necessità, il bisogno di leggerlo tutto d'un fiato.
La storia comincia con un concorso di bellezza al quale sta partecipando la protagonista, Barbara, concorso che lei sta per vincere se non che decide di "abdicare" e lasciare la corona alla seconda arrivata. Barbara non vuole fare la reginetta, come recita il retro copertina: lei vuole far ridere la gente. E Barbara ci riesce, diventando la regina della soap opera inglese, trasferendosi a Londra e coltivando il suo sogno, giorno dopo giorno. Il suo nome viene mutato in Sophie e diventa protagonista con Clive, un bell'imbusto del mondo televisivo, di "Barbara (e Jim)", la storia di una simpatica giovane coppia della middle class britannica.
Hornby attraverso la storia di Barbara-Sophie ripercorre quella che è la storia della televisione britannica negli anni 60, anni del boom economico e delle prime serie televisive. Anni di un Inghilterra bigotta che ritiene l'omossessualità reato, ma nella quale la libertà dei costumi non scandalizza nessuno.
Usi, costumi, modi di essere di un mondo che non esiste e sul quale Hornby si sofferma grazie a diversi personaggi, l'uno completamente diverso dall'altro, dalle mille sfaccettature. Ognuno di questi è descritto con grande attenzione, eppure ho fatto fatica a calarmi nei panni di uno solo di loro. Ho amato i loro dettagli, la sfacciataggine di Barbara-Sophie, la bravura degli sceneggiatori, la dedizione di David, la furbizia di Clive, la semplicità del papà di Barbara.
Ora che sono qui a scriverne, che tiro le redini di questi mesi di lettura più volte interrotti, posso forse azzardarmi a dire che l'intento di Nick non è portare il lettore ad amare un personaggio. Nick racconta la vita vera e nella realtà le persone sono come i suoi personaggi: umani. Ci ricorda che, anche se siamo in un romanzo, non è detto che in un ambiente troviamo qualcuno che ci vada "a genio", dobbiamo alle volte adattarci e cercare di convivere con quello che c'è di umano.
Mi piacerebbe molto poter mettere in relazione Funny Girl con altri libri di Nick Hornby, ma, come anticipato, mi è impossibile. Leggendo le recensioni su Amazon e altri siti mi rendo conto che i suoi fan lo reputano uno dei suoi migliori romanzi. Vi lascio la loro parola, per quanto mi riguarda posso dire di voler assaggiare nuovamente la sua scrittura. Sul comodino mi attende da tempo Non buttiamoci giù, vediamo se questo riuscirà a farmi innamorare dello scrittore inglese.
Per vedere il mondo a 360° vi ricordo che Funny Girl è anche un musical che è divenuto nel 1968 film con la regia di William Wyler, interessante no?

Mi piace scherzare?

A volte ritornano, dice qualcuno. E a volte torna anche a me l'esigenza di scrivere e raccontare. Scrivere quello che penso, raccontare le mie avventure librose.
Ho provato per qualche mese a trasferire tutto questo ambaradan su Unaerredueti, ma ho capito subito che questo posto non poteva finire così. 
Life in Technicolor rappresenta per me il sogno che coltivavo da bambina, è il luogo dove posso scrivere senza essere troppo "apparecchiata", scrivere per esprimere quello che penso, quello che mi piace e quello che non mi piace.
Un diario di storie, dove mettere tutti i miei pensieri.
E così si riapre, per necessità, come se fosse il lettino di uno psicanalista, dove sdraiarmi e raccontare al mondo quello che ritengo sia interessante, restando sempre nel mondo dei libri s'intende!

La cosa divertente è che, nonostante sia sempre più incasinata, ho voglia di fare sempre cose nuove. Sarà una malattia rara? Non lo so, perché di progetti che mi frullano nella testa e di cose on the road ne ho davvero tantissime!!! 
Alcune cose sono cambiate (ad esempio non abito più a Torino!) altre sono in fase di evoluzione e potrebbero portare dei cambiamenti a breve. 

Non sarò costante, già ve lo dico! Ma non posso davvero vivere senza le letture! Anche perché se vi raccontassi quanti libri ho collezionato e letto in questi mesi...ne avrei per almeno un paio di centinaia di post! 
E quindi ecco il mio piano:
- Life in Technicolor per le avventure di una bibliofila, un luogo dove troverete le storie dei libri, dei romanzi di ogni genere. 

- Unaerredueti.it per le avventure di una fundraiser in progress, un luogo dove troverete storie sociali, racconti di fundraising e esperienze varie. 

Scegliete il menù che più vi aggrada e, se avete piacere, seguitemi e scrivetemi.

Per Life in Technicolor rispondo a questa mail: frabond007CHIOCCIOLAgmail.com
Per Unaerredueti rispondo a quest'altra: francescaCHIOCCIOLAunaerredueti.it

Lieta di avervi rincontrati! 

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...