martedì 29 gennaio 2013

Venere in metrò di Giuseppe Culicchia: recensione!

"Gaia ha 38 anni e porta la taglia 38", gaia è moglie di Matteo, abitano in una casa tutta dedicata ai Fantastici Quattro, hanno una figlia: la vampira. E' difficile entrare in relazione con lei, soprattutto quando è più semplice lasciarla a casa con la peruperu per andare a fare un'apericena nei locali più in di Milano, oppure fuggire per weekend sulla neve, che forse nascondono ben altro. Gaia ha anche un amante Nicolò, che sembra essere perfetto rispetto a Matteo, eppure...nasconde qualcosa.
Tanti ingredienti diversi per una storia rosa uscita dalla penna dello scrittore Giuseppe Culicchia.
Ammetto di non aver mai letto niente di suo prima di Venere in metrò, ma questo libro mi ha fatto venir voglia di leggermi tutti gli altri di questo autore.
Scritto in prima persona, Venere in metrò attraverso il personaggio di Gaia ci racconta una "brutta storia" dalle tinte milanesi, una storia di amore, shopping, tradimenti, immaturità, una storia di eterni  Peter Pan che preferiscono fuggire di fronte ai problemi, piuttosto che affrontarli. Gaia è una donna 38enne, ma non è mai cresciuta. Ha una figlia con la quale non riesce a comunicare, lei e il marito la chiamano "La vampira" a causa della sua passione per Twilight, sembra una squilibrata, è stata iscritta a una scuola steineriana al fine di sviluppare le sue doti creative, per non farla fossilizzare su dogmi e definizioni come prevede il normale insegnamento.
Gaia ha le sue abitudini, il blog The Blonde Salad, i tweet di Francesca Versace, la psicanalista, sono molte le cose che tornano nel libro, tanto che sembra che la vita di Gaia, fatta di cose e luoghi sempre uguali, sia praticamente una routine, sia scandita da cose, momenti, persone che rendono tutti i giorni uguali. Le battute delle pierre quando escono dal locale a fine serata, il pensiero fisso di cosa guardare su internet, di Biancolatte, della tisana drenante, di iscriversi a pilates. La sua vita è caratterizzata da queste cose, è appena stata licenziata dall'agenzia di eventi: Eventi Avanti, il licenziamento è avvenuto con un sms, il libro si apre proprio con due sms, questo del licenziamento e uno che era destinato a Nicolò e che in realtà finisce al marito. Da qui inizia proprio la scoperta del tradimento e quindi l'allontanamento di Matteo che, come scopriremo in seguito, non è solo connesso al tradimento della moglie, ma c'è ben altro.
Gaia di fatto è una persona fragile, tra i suoi gesti ripetitivi, c'è lo specchio, luogo con cui si confronta sul suo corpo e che la costringe a vomitare ogni volta nelle toilette dei locali appena ha finito l'apericena. Non sa apprezzarsi a causa anche di una madre-modella che è anoressica da anni e che le ha sempre voluto inculcare l'idea della linea. 
In Venere in metrò non ci sono personaggi completamente buoni o completamente cattivi, ci sono uomini e donne che cercano di vivere al meglio le loro vite, senza preoccuparsi troppo del domani. Sembra la storia della cicala e della formica, ma prima o poi qualcosa nella vita va storto, ci sono dei fatti che noi non possiamo gestire, come il crollo delle banche oppure qualcuno che sperpera il patrimonio giocando a poker.
L'unica persona con degli ideali sembra essere il padre di Gaia, che voleva rivalutare un quartiere di Milano per metterci parchi da gioco, case ridenti, non abbandonarli alla cementificazione. Un'anima pura che evidentemente non riusciva a trovare una sua collocazione in questo mondo infernale. 
Credo che Venere in metrò sia davvero un buon libro che merita di essere letto, onestamente mi ha fatto riflettere molto, la vicenda di Gaia è più vera di quanto tutti noi possiamo immaginare. 
Non aspettatevi una storiella rose e fiori, come potrebbe suggerire la copertina, ma una storia cruda, narrata da un personaggio che vedrà la sua vita completamente sconvolta. Perderà qualcosa...ma ritroverà qualcuno che credeva di aver perso da tempo.
Non voglio darvi troppe anticipazioni.
Leggetelo!


VOTO:


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