mercoledì 30 gennaio 2013

WrapBook

Proprio l'altro giorno, mentre leggevo Il caffè delle donne mi sono detta: ma quanto si rovinano sti libri con la copertina morbida? Stessa cosa l'ho pensata per Venere in metrò di Giuseppe Culicchia, tant'è vero che l'ho accuratamente avvolto in un sacchetto di stoffa per trasportarlo.
Basta sfregare leggermente il bordo della copertina, che subito quella si rovina...che nervi! Devo per forza leggermi i libri quando sono a casa? Non posso portarli in viaggio?
Possibile che in un era in cui gli ebook cominciano a spopolare, i libri che gli fanno concorrenza diventano sempre meno trasportabili?
Oggi, mentre visitavo il sito-blog di Erica Vagliengo, mi sono imbattuta in un'iniziativa molto interessante: le WrapBook! Cosa sono?
Le WrapBook sono delle bellissime copertine di stoffa che potete utilizzare per avvolgere i vostri libri rendendoli più colorati e soprattutto preservando la copertina.
Sono tutte made in Italy o meglio, made in Val Chisone. Un progetto molto interessante ed eco sostenibile  perché le copertine a fine anno vi rimangono, non vanno buttate via, sono realizzate dalle donne della Val Chisone rimaste senza lavoro, vengono cucite utilizzando scampoli di stoffa acquistati al mercato.

Un'idea interessante che potrebbe rendere più stiloso il vostro libro e potrebbe incuriosire i vostri amici. 

Potete trovare tutte le informazioni qui: www.wrapbook.it 

E questa è una foto di Pasquale Modica:


martedì 29 gennaio 2013

Attendendo Les Misérables

Mancano pochissimi giorni all'uscita del film in Italia, onestamente non vedo l'ora di poterlo finalmente vedere. Les Misérables sembra destinato a diventare un film intramontabile, un colossal, una pietra miliare nella storia del musical.
Lo spettacolo ha già sbancato i botteghini di tutto il mondo, OVVIAMENTE non è arrivato in Italia dove ancora non abbiamo ben capito cosa sia il Musical, a causa anche di una cultura latina e non anglosassone che predilige spendere 30 euro per un concerto piuttosto che per uno spettacolo. (Poi per carità, c'è chi li spende per entrambi, ma sono casi rarissimi), oppure che preferisce abbonarsi a tutto il campionato della propria squadra piuttosto che spendere dei soldi per la cultura. De Gustibus. Ma non è di questo che vi voglio parlare.
Tornando a Les Misérables, ho scoperto che le canzoni sono state registrate dal vivo, gli attori sentivano un pianoforte in cuffia, che era suonato anche lui dal vivo, ma rinchiuso in uno sgabiotto lontano. Insomma, un'opera che promette molto, molto, molto, che qualcuno già deciderà di non andare a vedere perché: "è un musical!", sai che dramma!
Se invece siete persone che riescono a scendere a compromessi, accantonate i pregiudizi e correte al cinema, secondo me non ve ne pentirete. E poi, spiegatemi, come si fa a dire di NO a un cast del genere? Sono tutti attori bravissimi a recitare, ma ugualmente bravi a cantare.
A tal proposito, mi chiedo sempre perché tutti gli attori Americani (in questo caso anche Australiani) sanno cantare, ballare e recitare. Misteri della vita.
I nostri italiani...non sono così AVANTI!
Sapete darmi una risposta?
Io intanto continuo ad attendere il film, il 31 gennaio, correte tutti al cinema. Io andrò la settimana dopo, sperando di trovare meno ressa e...soprattutto perché il 31 credo di avere un altro impegno. 
Speravo di riuscire a leggermi il libro...non ce l'ho fatta. Ops!
A presto!



Venere in metrò di Giuseppe Culicchia: recensione!

"Gaia ha 38 anni e porta la taglia 38", gaia è moglie di Matteo, abitano in una casa tutta dedicata ai Fantastici Quattro, hanno una figlia: la vampira. E' difficile entrare in relazione con lei, soprattutto quando è più semplice lasciarla a casa con la peruperu per andare a fare un'apericena nei locali più in di Milano, oppure fuggire per weekend sulla neve, che forse nascondono ben altro. Gaia ha anche un amante Nicolò, che sembra essere perfetto rispetto a Matteo, eppure...nasconde qualcosa.
Tanti ingredienti diversi per una storia rosa uscita dalla penna dello scrittore Giuseppe Culicchia.
Ammetto di non aver mai letto niente di suo prima di Venere in metrò, ma questo libro mi ha fatto venir voglia di leggermi tutti gli altri di questo autore.
Scritto in prima persona, Venere in metrò attraverso il personaggio di Gaia ci racconta una "brutta storia" dalle tinte milanesi, una storia di amore, shopping, tradimenti, immaturità, una storia di eterni  Peter Pan che preferiscono fuggire di fronte ai problemi, piuttosto che affrontarli. Gaia è una donna 38enne, ma non è mai cresciuta. Ha una figlia con la quale non riesce a comunicare, lei e il marito la chiamano "La vampira" a causa della sua passione per Twilight, sembra una squilibrata, è stata iscritta a una scuola steineriana al fine di sviluppare le sue doti creative, per non farla fossilizzare su dogmi e definizioni come prevede il normale insegnamento.
Gaia ha le sue abitudini, il blog The Blonde Salad, i tweet di Francesca Versace, la psicanalista, sono molte le cose che tornano nel libro, tanto che sembra che la vita di Gaia, fatta di cose e luoghi sempre uguali, sia praticamente una routine, sia scandita da cose, momenti, persone che rendono tutti i giorni uguali. Le battute delle pierre quando escono dal locale a fine serata, il pensiero fisso di cosa guardare su internet, di Biancolatte, della tisana drenante, di iscriversi a pilates. La sua vita è caratterizzata da queste cose, è appena stata licenziata dall'agenzia di eventi: Eventi Avanti, il licenziamento è avvenuto con un sms, il libro si apre proprio con due sms, questo del licenziamento e uno che era destinato a Nicolò e che in realtà finisce al marito. Da qui inizia proprio la scoperta del tradimento e quindi l'allontanamento di Matteo che, come scopriremo in seguito, non è solo connesso al tradimento della moglie, ma c'è ben altro.
Gaia di fatto è una persona fragile, tra i suoi gesti ripetitivi, c'è lo specchio, luogo con cui si confronta sul suo corpo e che la costringe a vomitare ogni volta nelle toilette dei locali appena ha finito l'apericena. Non sa apprezzarsi a causa anche di una madre-modella che è anoressica da anni e che le ha sempre voluto inculcare l'idea della linea. 
In Venere in metrò non ci sono personaggi completamente buoni o completamente cattivi, ci sono uomini e donne che cercano di vivere al meglio le loro vite, senza preoccuparsi troppo del domani. Sembra la storia della cicala e della formica, ma prima o poi qualcosa nella vita va storto, ci sono dei fatti che noi non possiamo gestire, come il crollo delle banche oppure qualcuno che sperpera il patrimonio giocando a poker.
L'unica persona con degli ideali sembra essere il padre di Gaia, che voleva rivalutare un quartiere di Milano per metterci parchi da gioco, case ridenti, non abbandonarli alla cementificazione. Un'anima pura che evidentemente non riusciva a trovare una sua collocazione in questo mondo infernale. 
Credo che Venere in metrò sia davvero un buon libro che merita di essere letto, onestamente mi ha fatto riflettere molto, la vicenda di Gaia è più vera di quanto tutti noi possiamo immaginare. 
Non aspettatevi una storiella rose e fiori, come potrebbe suggerire la copertina, ma una storia cruda, narrata da un personaggio che vedrà la sua vita completamente sconvolta. Perderà qualcosa...ma ritroverà qualcuno che credeva di aver perso da tempo.
Non voglio darvi troppe anticipazioni.
Leggetelo!


VOTO:


martedì 22 gennaio 2013

Il caffè delle donne di Widad Tamimi: recensione!

Avevo parlato di questo libro un po' di tempo fa, lo avevo acquistato a metà prezzo da Libraccio.it e poi tra una cosa e l'altra è finito sotto nella pila dei libri da leggere. Lo avevo quindi prestato a una mia amica, la quale dopo averlo terminato mi ha detto: leggilo perché è a dir poco stupendo!
Avendo altri libri da leggere, non l'ho mai preso in mano, fino a quando...mi sono trasferita a Torino e mi sono ritrovata senza internet. Per passare il tempo ho deciso di cominciare Il caffè delle donne e nel giro di pochi giorni l'ho divorato.
Ambientato tra la Giordania e Milano, Il caffè delle donne è un libro molto interessante e affascinante per noi occidentali che spesso, a causa dei fatti internazionali, guardiamo agli arabi con sospetto. Questa storia mette in campo differenze, etniche, culturali, geografiche; la protagonista Qamar è di origini giordane, ma è cresciuta a Milano, ad Ammam torna solo d'estate e proprio in questi momenti si rende conto delle differenze che intercorrono tra i due paesi.
A fare da cornice in questa storia è appunto il caffè, che forse più che una semplice cornice è proprio un espediente, quasi un personaggio che si prende un suo ruolo importante, tra caffè espressi e caffè arabi, letture dei fondi della tazzina, la storia avanza e ci porta a scoprire tradizioni uniche come appunto il caffè delle donne. Ci spiega questo rituale complesso, che parte dalla preparazione del caffè e termina con la lettura di un fondo di una tazzina.
Nel caffè si nasconde il destino delle persone e anche quello di Qamar, la protagonista, che sta attraversando un periodo non semplice della sua vita, vuole un figlio, ma a quanto pare non è così semplice, per non parlare degli alti e bassi nella relazione con Giacomo. Nel caffè ci si incontra, ci si scontra per opinioni e origini, diverse vedute riguardo la vita.
Mille ingredienti, tra cui il caffè, ci regalano una storia semplice eppure densa di significati, ricca di sogni, di speranze. Il caffè delle donne ci racconta la vita con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, Widad Tamimi mette in campo la sua esperienza di donna e di araba, offrendo al pubblico un prodotto molto interessante, costruito sapientemente alternando la vita di Qamar da grande e da piccola, durante le vacanze in Giordania. 
La sua scrittura permette di visualizzare a pieno le scene e in alcuni punti sembra di sentire il vento del deserto, il caldo, la sabbia che si infila in mezzo alle dita dei piedi.
Sinceramente non mi stupirei se tra qualche anno un regista lo scelga per realizzare un film, è un libro davvero unico, se non fosse che l'anno è appena cominciato, direi che è uno dei migliori libri letti quest'anno
E voi, lo conoscete? Lo avete letto?
Attendo le vostre opinioni!

VOTO:



lunedì 21 gennaio 2013

Il tuttomio di Andrea Camilleri: recensione!

Il tuttomio è il nuovo romanzo di Andrea Camilleri, il protagonista non è il ben noto commissario Montalbano, ma una giovane donna: Arianna.
Non avendo fatto precedentemente una scheda del libro, prima di proseguire nella recensione, è bene dargli un'occhiata, soprattutto perché si tratta di un libro un po'...diverso dai soliti libri "montalbanici". 

TRAMA
Arianna ha trentatré anni, ma il suo temperamento è deliziosamente infantile. Quando Giulio la incontra è conquistato da questa creatura smarrita, selvatica come una bimba abbandonata eppure bellissima e sensuale. Arianna entra nella sua vita con una naturalezza che lo strega e dal giorno in cui la sposa Giulio cerca di restituirle la luce che lei gli ha portato offrendole tutto ciò che potrebbe desiderare: anche quello che lui, a causa di un grave incidente, non può più darle.
Così nella loro routine entrano a far parte gli appuntamenti del giovedì, organizzati da Giulio in persona: in un pied-à-terre o in una cabina sulla spiaggia gli uomini destinati a incontrare Arianna sono tenuti a rispettare poche regole inviolabili. Nella vita di questa coppia non ci sono segreti.
Ogni tanto però Giulio è colto dalla consapevolezza che qualcosa gli sfugge: "Tu non mi hai detto tutto di te" le sussurra mentre non riesce a fare a meno di viziarla. Di segreti Arianna ne ha molti, e brucianti, ma quello che custodisce più gelosamente è il "tuttomio": una tana tutta sua, ricavata in un angolo del solaio. I giochi di Arianna e Giulio sono troppo torbidi e coinvolgenti per non farsi, con il passare del tempo, pericolosi...
Che dire?
La prima cosa che colpisce di questo libro è sicuramente il numero di pagine: soltanto 140 che lo fanno assomigliare più a un racconto lungo che a un romanzo breve. Il tuttomio racconta appunto la storia di Arianna e del marito Giulio, del loro amore intriso da perversioni e omicidi. Una storia dalle tinte noir che trae ispirazione dalla vicenda dei marchesi Casati Stampa e da diversi libri della letteratura internazionale: Santuario di William Faulkner e L'amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence. Non mancano poi i riferimenti mitologici ad Arianna, il labirinto, il Minotauro. Una storia di amore e morte che può essere letta a diversi livelli.
Non è il solito librettino che sfrutta l'eros e il sesso per vendere, non è Cinquanta Sfumature di Grigio e sue declinazioni, Il tuttomio è un viaggio, un'esperienza, abbiamo una protagonista femminile che è ancora una bambina, fa la pipì a letto. Il marito è un eunuco che paga gli amanti della moglie per farla divertire, non potendo egli stesso soddisfarla sessualmente. Eppure Arianna non è solo questo, la sua vita è costituita da diversi amanti e diversi omicidi, stupri subiti dal compagno della nonna. Potrebbe essere paragonata a una prostituta d'alto bordo, potrebbe essere letto come il riscatto verso un altro personaggio della realtà, poi traslato nella finzione, Jack lo Squartatore, l'uomo che uccideva le prostitute.
Questa volta è una donna Arianna a uccidere i suoi uomini, come una mantide religiosa però più tollerante, li elimina quando le cose stanno degenerando e loro le fanno del male, obbligandola ad avere altri rapporti oppure abbandonandola. 
La psicologia di questo personaggio è spaventosa, ma estremamente affascinante e lascia il lettore sconvolto. Ci si rende conto che è una bimba non solo perché appunto fa pipì nel letto, ma lo è nei suoi atteggiamenti nei confronti degli uomini. La sua sessualità, il suo essere emancipata nascondono in realtà un forte infantilismo, una grande incapacità nel gestire i rapporti e le relazioni. Arianna è una materialista, una che sfrutta gli uomini, appoggiata dal marito Giulio, per sentirsi appagata. Ossessionata dal suo corpo, trova evidentemente conferma nell'essere amata e desiderata dagli esponenti del sesso opposto.
Ma cos'è il "tuttomio"?
Il tuttomio è un luogo, un punto nascosto della casa di Arianna, protetto da una testa di vacca, il luogo dove vivono i suoi amici immaginari, dove lei si rifugia e dove le cose possono avere fine. Vanni morirà lì dentro e anche il giovane Mario deciderà di togliersi la vita proprio mentre è prigioniero del tuttomio.


La mia prima settimana taurinense!

Ebbene sì, ha finalmente avuto inizio la mia esperienza taurinense. 
Ho deciso di raccontarvi la prima settimana, durante la quale mi sono assentata da internet perché siamo in attesa del collegamento in casa. 

Tutto è cominciato con un saluto sulla lavagnetta:

per proseguire con la sistemazione della stanza.


Ho indossato le ciabattine style...

...e come primo pranzo, ho deciso di farmi la pasta con il sugo di mammà!

Il giorno dopo: primo pranzo con la coinquilina....uh che fantasia, ma il sugo di mammà doveva essere finito!

Ho scritto gli articoli per ArtInTime di febbraio...

...e il giovedì sera: giropizza con le amiche, sempre a casa, per collaudare l'appartamento.

Dopo la pizza: il dolce...che buoni!!

E ovviamente...non poteva mancare un giro in Feltrinelli per vedere l'intervista-presentazione di Francesca Battistella e del suo libro La stretta del lupo, quello che avevo presentato io a novembre. 
Durante il tour in libreria, ho visto che un libro che volevo prendere da tempo era molto, molto scontato. E allora...come lasciarlo sullo scaffale?

La prima settimana è andata...e ora si continua!

giovedì 10 gennaio 2013

Mi sono arenata...

Come saprete, se mi seguite da un po', avevo all'attivo-in lettura due libri sui quali avevo grandi aspettative; i titoli in questione sono:

- Il seggio vacante di J. K. Rowling

- Il corpo umano di Paolo Giordano

Due scrittori differenti, due libri del 2012, due libri molto attesi, due libri che ahimè non riesco a leggere. 
Mi spiego.
Mi sono bloccata durante la lettura. Mi aspettavo molto da entrambi, non vedevo l'ora di leggere il Giordano post La solitudine dei numeri primi, volevo vedere il suo processo di maturazione, leggere questa storia vera e profonda dei soldati al fronte.
Attendevo Il seggio vacante, anche in questo caso, per vedere il "dopo" di un grande successo come Harry Potter.
Gli ho iniziati e non mi viene voglia di andare avanti a leggerli, non perché siano scritti male, forse è un problema mio, non è il periodo giusto per leggerli...vai a capire!
Il corpo umano non rientra proprio nei miei generi prediletti, essendo un libro che parla di luoghi di guerra, non sempre trovo piacevole leggere su questi argomenti, probabilmente ha influito anche questo sulla mia lentezza cronica di lettura. (Scusate il gioco di parole e l'allitterazione ridondante...)
Il seggio vacante sapevo che era altro rispetto a quello che è stata la Rowling con Harry, ma nonostante tutto volevo leggerlo perché adoro il suo stile ed effettivamente tutto si può dire di quel libro, tranne il fatto che non si veda che è la stessa mano che ha scritto Harry Potter. E' la Rowling dalle prime 3 righe del romanzo. E' lei. 
In questo periodo forse ho bisogno di libri snelli, leggibili, trasportabili (stiamo parlando di due dizionari!), tant'è vero che in due giorni mi sono divorata Dickens, soprattutto ho bisogno di tempo, ultimamente scarseggia, ma spero di riuscire presto ad averne.

So che questo post oscilla tra l'inutile e l'insensato, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi di questi due libri, se li avete letti o se avete avuto i miei stessi problemi. 
Di certo non li voglio accantonare, solo devo riprenderli in un altro periodo!
A presto!


martedì 8 gennaio 2013

Le campane di Charles Dickens: recensione!

Sono commossa, sono finalmente riuscita a leggere Le campane di Charles Dickens, un libro che ho iniziato praticamente ogni anno sotto le feste di Natale e che non ho mai finito!
In realtà l'ho terminato ieri, 7 gennaio, quindi le feste di Natale erano concluse, ma sono ugualmente contenta perché non è una storia Natalizia, quanto di Capodanno, quindi una lettura adatta ai primi giorni dell'anno.
Le campane racconta la storia di Toby Veck e di sua figlia Meg, lui è un fattorino mentre Meg è una giovane donna, innamorata di Richard. I due giovani vorrebbero sposarsi a Capodanno, ma le opinioni della gente non appoggiano questo matrimonio perché i due ragazzi meriterebbero di crescere ancora un po' prima di scegliere con chi condividere il resto della loro vita. 
A fare da cornice in questo racconto di Dickens è il campanile, con le sue campane, Toby sente le loro voci, viene chiamato da queste, tanto che una notte gli sussurrano che la porta del campanile è aperta, quindi corre a chiuderla ed è proprio in questo momento che ha origine il suo viaggio.
Toby si ritrova in preda ai folletti della campane, spiritelli che lo portano a conoscere il futuro, la storia della sua amata Meg che, rimandato il matrimonio con Richard, si ritrova povera e sola, triste, sempre al lavoro per mantenersi. Lui è morto, quindi la figlia deve provvedere da sola al suo sostentamento.
Una storia triste con uno scopo didascalico che ricorda il più celebre Canto di Natale, i folletti sono paragonabili allo spirito dei Natali futuri e Toby non è propriamente come Mr Scrooge, ma occupa la stessa posizione, è colui che deve rivedere i suoi ideali per vivere il nuovo anno in modo migliore rispetto a quello passato. 
Credo che Le campane sia un racconto molto interessante, da leggere dopo il Canto di Natale e da regalare a chi si vuole bene proprio come augurio per il nuovo anno che sta per nascere. E' meraviglioso il modo attraverso il quale Dickens racconta della venuta dell'anno nuovo, come la gente lo attende, quali siano i rimorsi, le speranze, storie dell'800, ma che hanno un'attualità che in alcuni punti è disarmante. 
Una cosa che mi ha colpito è il modo in cui Dickens ci descrive i folletti delle campane, come parlano, come si presentano, come se lui stesso li avesse visti. Dickens aveva vissuto nel periodo della fantasmagoria, della lanterna magica, era appassionato di fantasmi e tutto questo si riversa nei suoi racconti donando loro un forte senso di realismo.
Penso sia chiaro che questo libro mi è piaciuto davvero molto, certo, è un'opera datata, che potrebbe presentare dei problemi a livello di lettura, perché non ha quella dinamicità tipica dei contemporanei, ma è comunque leggibile, il lessico è semplice e la stesura è lineare. 
Credo sia un bel libro da regalare per Natale, davvero! Me lo devo segnare!

Vi saluto con le ultime righe di questo libro, perché possano essere un augurio per il 2013 appena nato: 

"Possa dunque il nuovo anno essere felice per te 
e per tutti quelli la cui felicità dipende da te! 
Possa dunque ogni anno essere più felice del precedente 
e anche il più piccolo dei nostri fratelli 
e delle nostre sorelle 
possa godere della giusta parte 
di quel che il creatore gli ha destinato."

VOTO:



martedì 1 gennaio 2013

BUON ANNO!

So di avervelo già scritto l'anno scorso, ma questa frase è un must, l'avevo ricevuta in un SMS anni fa e mi piace leggerla ogni 1 gennaio:

L'anno nuovo è come un libro con 365 pagine bianche. 
Fai di ogni pagina il tuo capolavoro,
usa tutti i colori della vita
e mentre scrivi...
sorridi!

BUON ANNO a tutti i lettori di Life in Technicolor!


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