lunedì 18 giugno 2012

Intervista a Leda Muraro

Ne ho parlato precedentemente in un post e ora torno a ri-parlarne attraverso una fantastica intervista a Leda Muraro, l'autrice di Il riflesso dell'anima edizioni Zerounoundici (0111).
Le ho inviato le domande lunedì 18 giugno in mattinata e all'ora di pranzo avevo già l'intervista! Che velocità! Ho scoperto che abbiamo molte idee in comune, soprattutto vorremmo aver scritto Harry Potter, cosa che accomuna credo molti della nostra generazione. 
Ho scelto di non toccare nulla e di incollarvela con le risposte scritte di suo "pugno". 

Incominciamo!

Quando nasce la tua passione per la scrittura?
Non c’è stato effettivamente un momento preciso in cui è nata. È come una scintilla che cresce con te, esiste da sempre, ma all’inizio non la vedi, perché è troppo piccola e la sua luce poco potente. Crescendo però le cose cambiano, e la sua luce diventa tanto forte da diventare quasi abbagliante. Se però dovessi trovare  un momento che rappresenta l’inizio di questa passione, sarebbe un natale di molti anni fa. Avevo circa 6-7 anni e al mattino, sotto l’albero, trovai una macchina da scrivere. Non era certamente di quelle professionali ma inserendo un foglio nel rullo e premendo sui tasti scriveva. E a me questo bastava. Da quel momento avevo uno strumento per dar vita alle mie storie.


Quali libri hanno segnato indelebilmente la tua vita di lettrice e ti hanno portato a dire: voglio scrivere anche io?
Le fiabe. Non potrei rispondere diversamente. Da piccola avevo decine e decine di libri che racchiudevano tra le loro pagine avventure fantastiche in terre sconosciute. Me le leggeva mia madre quando ero piccina prima di addormentarmi, e se chiudo gli occhi ho quasi la sensazione di sentire ancora la sua voce che, quasi ovattata, dava vita a quelle parole scritte su carta. Così pensai che un giorno avrei  creato anch’io dei mondi fantastici nei quali le persone potessero perdersi semplicemente aprendo un libro.

Qual è il libro che vorresti aver scritto?
Sinceramente? Harry Potter! ^^ La cosa più straordinaria di quei libri è stata la capacità di creare un mondo  fantastico che sembrasse terribilmente reale, un mondo dove, nonostante regnasse la magia potevi riconoscere te stesso e la tua realtà. Riuscire a dare un senso, un significato e un valore ad ogni singolo elemento all’interno di una saga così lunga è una capacità che le invidio moltissimo. Leggendo quei libri ci si rende conto che nulla è inserito per caso, tutto fa parte di una ragnatela che deve essere dissipata e mantenere una simile coerenza con una tecnica narrativa così accattivante è una cosa davvero rara da trovare.

In che momento della giornata preferisci scrivere?
La sera è effettivamente l’unico momento nel quale riesco a scrivere. Da un lato, gli impegni della vita mi assorbono durante le ore del giorno, che con i loro rumori diventano piene e assordanti. La sera però è diverso. Ogni cosa sembra assopirsi anche fuori dal mio micro mondo permettendomi di raccogliere i pensieri e far fluire le idee. Nel silenzio le immagini nella mia mente sembrano parlare, e quelli che di giorno sembrano bisbigli che non riesco a sentire, diventano parole chiare che riesco a trascrivere su carta.

Scrivi a mano o sul pc? E…hai un taccuino nero su cui appunti le idee quando sei in giro?
Assolutamente solo tramite computer. Dato il mio lavoro d’ufficio scrivo abbastanza rapidamente con la tastiera, e questo mi permette di far sì  che le mie mani riescano a mantenere  la stessa velocità con la quale si formano i pensieri nella mia mente. Ho spesso un taccuino con me, una vecchia moleskine ormai consumata. All’interno delle sue pagine racchiudo quelle idee che sorgono quando non te lo aspetti, perché se c’è una cosa che ho imparato è l’importanza di imprigionarle subito sulla carta. Se le lasci andare spesso le hai perse per sempre.

Hai una play list di canzoni che accompagna la tua scrittura? Se la risposta è sì, ci dici qualche titolo?
Una play list no, ma devo dire che la musica riveste certamente un ruolo fondamentale per me. È grazie alle canzoni che si formano delle istantanee nella mia mente. Una sorta di fotografie che fanno da filo conduttore della storia che sto scrivendo . Sono semplici immagini che però mi aiutano diventando quasi una scaletta di ciò che voglio raccontare. Posso dire che una delle canzoni che maggiormente ha ispirato questo libro è “How to save a life” di “the Fray”

Quali sono state le difficoltà legate alla pubblicazione de Il riflesso dell’anima e quanti romanzi hai messo nel cassetto prima di pubblicarlo?
La difficoltà maggiore è trovare qualcuno disposto a credere in te e nella tua storia. Trovare qualcuno che sia disposto anche solo a darti una possibilità. “Purtroppo” le case editrici sono prima di tutto delle aziende e come tali agiscono, investendo dove hanno la certezza di avere un certo guadagno. La difficoltà principale per chi, come me è un’anonima ragazza di provincia, è proprio trovare qualcuno che sia disposto anche solo a leggere ciò che hai scritto.
Prima di questo libro avevo scritto altri due romanzi, ma col senno di poi capisco il rifiuto da parte delle case editrici e non riproporrei la loro pubblicazione nemmeno se dovessi avere successo come scrittrice. Mi sono serviti a migliorarmi, ad affinare la mia scrittura e forse è giusto che questo rimanga il loro unico compito.
Quali sono i libri che ti hanno ispirato per scrivere Il riflesso dell’anima?
Non c’è effettivamente un libro specifico che mi ha ispirata. Io leggo moltissimo e credo che, chiunque voglia diventare uno scrittore, debba prima di tutto essere un grande lettore. Niente ti aiuta a migliorare la tecnica di scrittura come la lettura.

Il tuo libro mi ha colpito molto, soprattutto le tematiche trattate e sapere che a scriverle è stata una ragazza molto giovane. Ti sei ispirata a fatti personali o c’è stata qualche vicenda che ti ha fatto riflettere su questi argomenti?
In parte sì, devo dire che la storia è ispirata ad un fatto reale, un fatto che accade da tanti anni e che si ripete puntualmente ogni mattina quando una vecchia zia di mia mamma chiede di poter tornare nel suo tempo, di poter tornare a casa da suo marito che però è morto molti anni fa.

Mentre leggevo il libro ho ipotizzato che il protagonista potesse essere affetto dal morbo di Alzheimer, che tu nomini effettivamente ad un certo punto. Si potrebbe dire che è una delle idee che ti hanno aiutato a tessere la trama de Il riflesso dell’anima?
È proprio di questa malattia che parlo. È per colpa di questo disturbo che quella vecchia zia di cui parlavo prima, chiede di poter tornare alla sua vita.

In un tempo in cui nessuno vuole invecchiare e tutti, almeno chi può, corre ai ripari dal chirurgo estetico: che cosa ti ha portato a raccontare la storia di una persona anziana?
Credo che nessuno possa capire il vero significato di una vita come chi l’ha vissuta completamente dal primo all’ultimo giorno. Credo che nessuno possa capire il’importanza che hanno i ricordi nella vita di una persona come chi li ha perduti per sempre. Per questo ho deciso di raccontare la storia di Lorenzo. Per far capire quanto siano importanti i ricordi alla fine di una vita vissuta. Sono loro a dire chi siamo, cosa abbiamo fatto e a ricordarci per cosa e soprattutto per chi abbiamo vissuto.

Domanda sul titolo: ho inteso il riflesso in due modi. Il primo è più fisico: Lorenzo si guarda allo specchio e si vede vecchio, nonostante la sua anima sia fondamentalmente giovane. Egli non si riconosce, deve ricostruire il suo passato per capire come sia diventato anziano e ci riesce grazie all’aiuto di oggetti, del diario di Lena, dei racconti delle figlie. Il secondo è nel senso di riflessione alla fine della vita, momento in cui si tirano le file e si cerca di capire cos’abbiamo fatto di bene o male. Come hai inteso tu il riflesso?
Sicuramente in questo secondo modo. Il momento in cui una persona si guarda allo specchio e non si riconosce. Il momento in cui cerchi di capire chi sei, che cosa hai fatto, che senso ha avuto la tua vita.

Quanto tempo hai impiegato per scrivere Il riflesso dell’anima?
Troppo. ^_^ Purtroppo non riesco ad avere una grande continuità nella scrittura e mi lascio spesso assorbire dagli impegni quotidiani e questo mi porta a dover ogni volta cercare di raccogliere nuovamente i pensieri per cercare di capire dov’ero arrivata con la mia storia e come volessi continuarla. Per questo ho impiegato un anno a scrivere questo libro, che è moltissimo tempo per un libro di queste dimensioni!

Domanda che temo ti abbiano già fatto tutti: e ora? Stai già scrivendo un altro libro?
Ahahaha! Sì me lo chiedono in tanti e questo mi fa un piacere incredibile perché significa che in fondo leggerebbero ancora qualcosa scritto da questa anonima ragazza di provincia.
La risposta è sì, c’è una storia che sta cercando di nascere. È ancora in fase embrionale, ho scritto circa 30 pagine e sto cercando di trovare quella continuità di cui parlavo prima. È una storia dai toni molto più cupi rispetto a “Il riflesso dell’anima” ma cerco di mantenere quell’incertezza che ha caratterizzato  questo romanzo. Anche nella nuova storia che sto scrivendo porto il lettore a non capire se ciò che il protagonista vede sia o meno reale.


Ciao e ti ringrazio per la tua disponibilità!
Grazie a te per aver dato alla mia storia una possibilità e dedicato uno spazio nel tuo blog! ^^

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