martedì 29 maggio 2012

La luce sugli oceani di M. L. Steadman: recensione!


Devo essere sincera, leggere La luce sugli oceani non è stato semplice, ho fatto fatica a lasciarmi trasportare da questo romanzo nelle prime pagine, poi arrivata a pagina 80 tutto è iniziato a scorrere piacevolmente. Sono convinta che esiste un tempo giusto per tutto, anche per i libri. Il libro X che oggi può piacermi da matti, domani può risultarmi tremendamente banale o mal scritto. 

Quando ho iniziato a leggere La luce sugli oceani, dopo le prime 10 pagine l'ho chiuso e ho letto altro, poi mi sono fatta coraggio e l'ho riaperto: quando una persona decide di scrivere un libro deve per forza avere qualcosa da dire, altrimenti non riempirebbe 360 pagine di segni neri.
Ho ripreso così la mia avventura e mi sono lasciata trascinare nella storia di Isabel, Tom, Lucy e di tutta la comunità di Partageuse. Mi sono lasciata affascinare dal faro di Janus, dai romantici paesaggi tutti a rocce e scogli che percorrono la costa sud occidentale dell'Australia. 
Giunta alla fine della vicenda posso dire che effettivamente come libro non è malaccio, si tratta di un romanzo di esordi molto ben accolto dalla critica, tant'è vero che, a detta di Garzanti, in molti si sono contesi la pubblicazione del manoscritto e a quanto pare sembra sia in cantiere un film. Effettivamente si può tranquillamente realizzare un'opera cinematografica traendo spunto da questa vicenda, ben strutturata, complessa al punto giusto da costringere il lettore a sapere come andrà a finire, anche se onestamente in alcuni punti l'autrice a mio parere risulta eccessivamente prolissa oltre il necessario. Una storia che porta alla luce diversi dibattiti di carattere etico-sociale, come recitano le domande sul retro della copertina: 
"Cosa è giusto e cosa è sbagliato? 
Fin dove può spingersi il desiderio di maternità? 
C'è un punto in cui amore e colpa si incontrano." 
Credo che queste tre frasi ripercorrano perfettamente i quid narrati nel romanzo, che ci racconta di Tom che, diventato custode del faro di Janus, dopo pochi mesi si sposerà con Isabel. I due cercheranno di creare una famiglia, ma Isabel abortisce ben tre volte; il desiderio di maternità della donna sembra che non potrà mai essere colmato fino a quando a Janus arriva una barca con a bordo un uomo morto e un bambino, anzi una bambina in fasce. Per Isabel il confine tra giusto e sbagliato diventa così labile che decide secondo il suo cuore e, immaginando che la madre della piccola possa essere morta, decide di tenerla, anche se il marito non è completamente d'accordo. E' un modo per salvare la bambina, certo, ma questo salvataggio per il registro del faro non sarà mai avvenuto, nessuno dovrà saperlo.
L'amore che lega Tom a Isabel riuscirà a portare avanti questa storia tanto da far credere che la bambina sia davvero loro, ma la colpa si sa prima o poi deve essere espiata e in un luogo piccolo come quello è impossibile che nessuno fosse al corrente di una barca con a bordo un uomo e un neonato. 
Tom e Isabel, due personaggi ben dettagliati, approfonditi psicologicamente e, nonostante il grande amore che intercorre tra loro, esiste un briciolo di razionalità che li porterà a mettersi in discussione e ad osservare l'altro al di fuori della loro relazione.
Trovo sia molto interessante anche l'aspetto storico, quello della Storia, che rientra nel libro, attraverso la Guerra Mondiale, la prima, a cui Tom ha partecipato e che lo ha fortemente segnato e cambiato. Nella stessa guerra sono morti i due fratelli di Isabel e sembra sia colpa della Guerra se la gente ha rimesso in gioco le definizioni di giusto e sbagliato, è la guerra che ha insegnato all'uomo ad uccidere i suoi simili, è la guerra che ha sterminato le generazioni, ha mutilato fisicamente e psicologicamente la nazioni.
Altro punto molto forte nel libro, che viene anche ripreso nella breve intervista nelle ultime pagine del volume, è la questione della vera madre: è tua madre la donna che ti mette al mondo o quella che ti cresce? Credo sia complicato rispondere a questa domanda, l'autrice secondo me dà una sua risposta con il finale del libro, ma lascia il dibattito aperto in modo che ognuno possa dare la sua risposta. 

Un'opera prima di tutto rispetto scritta da un'autrice palesemente innamorata della sua nazione, l'Australia, ma che ora abita a Londra (ma dai!), un libro da leggere magari in un periodo in cui potete dedicare tempo e spazio a vicende un po' tristi e che fanno riflettere sull'esistenza.  

VOTO



Nessun commento:

Posta un commento

Se hai piacere, lascia un segno del tuo passaggio su Life in Technicolor! Grazie in anticipo!

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...