giovedì 31 maggio 2012

Il sequel de Il diavolo veste Prada!

Ebbene sì, avete capito bene!
Questa volta non è un titolo fuffesco (spero che la mia amica Martina legga questo post così scoppierà a ridere alla parola fuffesco).
Lauren Weisberger ha annunciato tramite facebook che il suo best seller Il diavolo veste Prada avrà finalmente un seguito!
Uscito nel 2003 in versione cartacea e trasformato in film nel 2006, nel 2013, a 10 anni esatti dall'uscita del primo volume, arriverà il sequel! Sinceramente sono entusiasta perché, nonostante non sia la storia del secolo e questo libro appartenga a quella narrativa da ombrellone, io ogni tanto sento fisicamente il bisogno di leggere questi generi di libri. Oltretutto scrive molto bene, cosa rara tra gli autori di libercoli di poco peso a livello letterario. Non apro la parentesi "cos'abbiamo in Italia" altrimenti va a finire che divento cattiva e non è proprio il caso.
Insomma, gli Americani nella primavera del 2013 avranno il loro sequel, speriamo di trovarlo sotto l'albero di Natale noi Italiani, tanto la profezia dei Maya abbiamo deciso di sfatarla visto che Il Grande Gatsby uscirà negli USA il 25 dicembre e in Italia il 18 gennaio 2013, quindi...prepariamoci ad acquistare questo libro!!! 

Speriamo solo non ci deluda, i sequel a volte sono delle pataccate, ma dalla sua parte ci sono ben 10 anni in cui l'autrice avrà sicuramente sviluppato e articolato a puntino l'intera vicenda, quindi ha la mia piena fiducia! 

So che ha scritto molti altri romanzi nel mentre, che io...ehm, ehm, ehm...non ho letto! Ma recupererò! Pensate che ho avuto la possibilità di leggere Il diavolo veste Prada solo l'anno scorso, quando ormai sapevo il film a memoria!

Se volete essere sempre informati sull'autrice, eccovi il suo sito internet: http://www.laurenweisberger.com/ 

My London Flat (...credici!)


Molti di voi sanno che io sono un po' malata per Londra, questo mio invasamento per la city mi ha portata ieri e oggi a cercare su facebook i video in cui le persone mostrano i loro appartamenti/case di Londra. Non ridete, per favore. Ridendo e scherzando, ce ne sono davvero MOLTISSIMI!

Sono praticamente diventata esperta di "flat" londinesi. Ce ne sono di ogni genere, dai monolocali in cui il letto scende dal soffitto (è attaccato al muro con un binario), a quelli con scala interna che ti porta nella stanza da letto adatta a persone under 1,70 cm (praticamente perfetta per me!).
Tutto ciò è ridicolo, lo so, però credetemi ho imparato un sacco di cose che non avrei mai o quasi mai immaginato.
A parte la solita storia che in England non esiste il bidet, ho scoperto che il bagno o è in camera (en suite bathroom) o è vicino alla porta d'entrata? Che cosa strana! (Questa cosa l'ho vista nel 90% dei video. Ma mi rendo conto che non è legge perché non ho visitato virtualmente tutte le case inglesi!)
Per non parlare poi delle loro finestre a ghigliottina che sono tutte UGUALI! Cioè ogni casa le ha!!! Che incubo!!! Mi ricordo che nell'ostello in cui ero andata ce ne erano due nella mia stanza e il ricambio dell'aria non era solo lento: di più!
Poi ho scoperto che sono ben pochi i frigo a colonna, per capirci quelli che sopra sono frigo e sotto sono congelatore, vi dico per esperienza che è davvero difficile vivere senza congelatore, soprattutto se non avete il tempo di comprarvi quando volete le cose surgelate, oppure se volete conservare qualcosa...che cosa snervante! Pensate, non so...lavorate e vi cucinate un po' di sugo che vi serve per tre o quattro volte. Decidete di congelarne un po' da usare on demand quando arrivate a casa stanchi da lavoro la sera...e invece non potete! Avete uno sfigatissimo frigo in cui ci sta solo lo stretto indispensabile tutto pigiato e della ghiacciaia: manco a parlarne! Oppure c'è e non congela nemmeno l'acqua!
Poi il forno! Parliamone!!!! Questi Britannici (e ci metto pure gli Americani) che vivono con il microonde! Il microonde!!!! Che se lo usi per scaldare il pane se sbagli i minuti si brucia, se ci azzecchi devi mangiarlo subito altrimenti è buono solo come Sanpietrino per le vie di Roma! Ci sono case che hanno lavatrice, asciugatrice, lavastoviglie...ma non il forno! Altro incubo!

Poi...vivono in cantina, cioè, preciso, abitano anche il ground floor, downstairs, l'equivalente delle nostre cantine, ma sicuramente meno umide visto che le case sono tutte ampiamente staccate dalla strada. 

Altra caratteristica comune a tutti questi appartamenti sono le scale, se non sono interne all'appartamento, state pur certi che prima di raggiungere casa vostra, una volta varcato il portone, potreste incappare in quelle cinque o sei rampe con tanto di gradini ad angolo che se li beccate storti la mattina vi ritrovate automaticamente fuori di casa, seduti sul marciapiede e con in mano il bicchiere del caffè rigorosamente Starbucks. 
Gli spazi sono sfruttati al millimetro: tutto è buono per essere occupato con armadi, librerie vani porta oggetti, letti...Londra è una città molto popolata e gli Inglesi hanno capito come sfruttare al massimo i suoi spazi. Insomma, se siete fan delle cianfrusaglie (come la sottoscritta) secondo me conviene mettere in conto di non puntare sui monolocali, molto molto piccoli a quanto sembra. 
Allo stesso tempo esistono però degli appartamenti meravigliosi, in stile vittoriano ma non sono loculi, l'unico problema è che già i loculi costano un botto, figuriamoci appartamenti più grandi e spaziosi. Nonostante ciò, continuo ad amare Londra, perché anche questo "modo di vivere gli spazi" è proprio di questa città, è suo come i Leoni di Trafalgar, il Big Ben,Westminster e i cappellini della regina. Fa parte della magia di questa città, ecco perché Londra è sempre e comunque fantastica! 

Vidi: Posizioni Opposte di Gwendoline Riley

Curiosando qua e là...sempre di Elliot edizioni,  uscirà a giugno 2012 Posizioni opposte di Gwendoline Riley.



Sono incuriosita da questo libro perché ho sentito parlare molto bene di questa autrice, sinceramente non ho mai letto niente di suo, quindi questo sarebbe un primo viaggio nel suo stile. Vediamo!

TRAMA
Mentre si trova in America in una delle sue periodiche “fughe” da Manchester e da se stessa, la trentenne Aislinn Kelly riceve una telefonata inaspettata dalla sua ex migliore amica, Cathy. Fin dall’adolescenza Aislinn ha cercato di tenere lontano da sé la propria famiglia: un padre assente nell’infanzia e che ora le scrive e-mail al limite dello stalking rinfacciandole ogni sua scelta, e una madre, da cui lei forse non si è mai sentita veramente amata, che sta cercando di rifarsi una vita con il nuovo compagno e continua a fare gli stessi errori di sempre. Adesso è come se questa telefonata dall’altra parte dell’oceano riaprisse un mondo da cui Aislinn ha voluto fuggire senza riuscirci e con esso i ricordi di una storia d’amore tormentata e mai finita con cui finora ha evitato di confrontarsi davvero…
Posizioni opposte racconta il punto di passaggio non più differibile, la personale linea d’ombra tra due età della vita, e l’accettazione di sé e del proprio passato. Come nei precedenti romanzi di Gwendoline Riley, ciò che coinvolge il lettore e lo tocca nel profondo non è però solo la storia della protagonista, ma la capacità di rivelare, attraverso una straordinaria sensibilità letteraria, l’umore profondo di un’intera generazione.


L'AUTRICE
Gwendoline Riley, nata a Londra nel 1979, è considerata la scrittrice più raffinata della nuova letteratura inglese. Posizioni opposte, suo quarto romanzo e il primo dopo cinque anni, segue il successo internazionale di Carmel e Sick Notes.



Vidi: L'estate senza uomini di Siri Hustvedt

Curiosando sul sito di Einaudi, casa editrice Torinese di cui personalmente amo la grafica delle copertine, tremendamente e meravigliosamente bianche, mi sono imbattuta in L'estate senza uomini di Siri Hustvedt.


TRAMA
Alla prevedibilità del marito Boris, che sceglie un'amante giovane (e in piú francese!), Mia oppone la sua imprevedibilità di donna. Parte per il Minnesota, dove vive l'anziana madre, e trascorre un'estate senza uomini. Circondata dalle amiche della madre, ottuagenarie piene di risorse, dalle allieve adolescenti di un corso di poesia, tormentate e perfide, Mia ritrova la propria indipendenza, e subito dopo l'empatia verso le storie degli altri, e subito dopo il desiderio d'amare e di essere amata.

Boris, insigne neuroscienziato newyorkese, si è concesso una «pausa», vale a dire un'amante piú giovane, e la moglie Mia, poetessa e filosofa, l'ha presa male ed è finita in ospedale con una diagnosi di «psicosi reattiva breve». Uscita dall'ospedale, Mia non se la sente di tornare nella casa disertata dal marito, e decide cosí di allontanarsi per qualche tempo da New York per andare a trovare la madre, che abita in una struttura residenziale per anziani a Bonden, Minnesota, la cittadina dove Mia è nata e cresciuta.
Comincia cosí questa inconsueta storia di una convalescenza, la convalescenza di una donna che, sperimentando un'estate senza uomini, riscopre in una realtà provinciale apparentemente squallida e monotona un mondo di relazioni umane ancora piú ricco e coinvolgente di quello a cui era abituata nella sua sofisticata vita di intellettuale metropolitana. Non si pensi però a un'ingenua riscoperta delle radici, perché lo sguardo posato da Siri Hustvedt sulla provincia americana non ha nulla di idilliaco: le tenere adolescenti che studiano poesia sottopongono le compagne a raffinate torture psicologiche, le arzille vecchiette ricoverate in ospizio coltivano lubrichi «divertimenti segreti », e le simpatiche famigliole nelle loro villette suburbane sono lacerate da violenti diverbi.
In questo mondo apparentemente mansueto ma intimamente turbolento, Mia irrompe come una sorta di deus ex machina, suscitando confidenze, svelando intrighi e risolvendo conflitti, e da questo mondo in cambio riceve una nuova consapevolezza di sé: abituata a considerarsi bella e intelligente, Mia si scopre anche umana e autonoma, e soprattutto degna di essere amata.
L'estate senza uomini finisce cosí per rivelarsi un sorprendente romanzo d'amore, un'intensa e raffinata meditazione narrativa sulla piú irrazionale, incoerente, profonda e persistente delle forme di convivenza umana: il matrimonio.




L'AUTORE
Siri Hustvedt è nata nel 1955 in Minnesota. Ha studiato alla Columbia University. È autrice di The Enchantment of Lily Dahl (1997), La benda sugli occhi (Marsilio, 1999) e, per Einaudi, Quello che ho amato (2004), Elegia per un americano (2009), La donna che trema (2011), L'estate senza uomini (2012) e di un libro di poesia e di tre raccolte di saggi. Vive a Brooklyn con suo marito, Paul Auster, e la figlia Sophie.




«Un viaggio nella commedia romantica, sia nella classica versione hollywoodiana dell'amore attaccabrighe, sia nel solco di Persuasione di Jane Austen».

«The New York Times Book Review»




mercoledì 30 maggio 2012

Vidi: La mia Settimana con Marilyn di Colin Clark


Tra le mie varie passioni, simpatie, varie ed eventuali, nutro una grande stima verso Marilyn Monroe dettata principalmente da un libro che ho dovuto studiare per un esame che mi ha aperto gli occhi sulla vera Marilyn, non solo come donna sexy, ma prima di tutto donna fragile e insicura. Una donna che è stata bistrattata dagli uomini e che ancora oggi nella letteratura e nel cinema contemporaneo viene raccontata, rappresentata e citata. 
Marilyn icona sensuale, ma anche icona pop per Warhol, che ha colorato il suo volto in mille modi. 
Esce oggi in libreria presso Mondadori un libro molto interessante che racconta un episodio della vita di Marilyn ambientato a Londra, durante le riprese de Il principe e la ballerina. 
Libro contestatissimo perché sono in molti a credere che non siano veri i fatti narrati.

Da questo libro è stato tratto l'omonimo film My Week with Marilyn che uscirà nelle sale venerdì1 giugno 2012.

TRAMA
Nel 1956 il ventitreenne Colin Clark, fresco di laurea oxfordiana, accettò di buon grado l’incarico di “trovarobe” sul set di Il principe e la ballerina, con Laurence Olivier e Marilyn Monroe. Si trovo` cosi` a essere testimone della confusione della bellissima diva, fresca di nozze con Arthur Miller, spesso sotto effetto di psicofarmaci, perennemente in ritardo, di contro all’ossessiva puntualià dell’iperprofessionale e molto britannico Olivier. Ma soprattutto si trovò a trascorrere un’inaspettata settimana “in fuga” con Marilyn, attraversola campagna inglese: proprio lui, il più giovane e inesperto delle tante persone che la attorniavano sul set, si era infatti guadagnato la fiducia e l’affetto dell’attrice, diventando il suo confidente, il suo sostegno, il suo alleato. E, immancabilmente, innamorandosene un po’... Nelle pagine di questo diario, dal quale e` stato tratto anche il film My Week with Marilyn  interpretato da Michelle Williams, Clark ci offre un ritratto intimo ed emozionante di una delle donne più desiderate e affascinanti di sempre.

L'AUTORE

Colin Clark (1932-2002), scrittore e regista britannico, ha studiato a Eton e Oxford prima di diventare assistente di Laurence Olivier e di lavorare quindi per la Granada Television. Ha prodotto e diretto oltre cento documentari d’arte negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Nel 1995 ha pubblicato The Prince, the 
Showgirl and Me, resoconto della vita sul set del film Il principe e la ballerina, e nel 1997 e` uscita la sua autobiografia Younger Brother, Younger Son.

martedì 29 maggio 2012

Libri in lingua originale

Qualche minuto fa, passando davanti alla mia mitica libreria in camera, mi sono posta una domanda: ma io ho dei libri in lingua originale? 
Tutti dicono, giustamente, che leggere un libro nella lingua in cui è stato scritto è fondamentale perché si apprezza maggiormente lo stile dello scrittore e la sua abilità di narratore. 

Ebbene, ho passato in rassegna i ripiani e ho notato la monotonia che percorre i libri che ho in lingua originale, non sono moltissimi, ma ne ho alcuni.
Cominciamo!

Via col vento, oltre ad averlo in versione Italiana della Mondadori, ho avuto la fortuna di trovarlo anche in prima edizione in Inglese. L'ho cominciato e dalle prime righe ho subito scoperto che colei che noi Italiani siamo abituati a conoscere come Rossella, in realtà si chiama Scarlett...caspiterina! Cosa che poi ho riconfermato guardando il film in lingua originale, dopo averlo reperito in versione dvd scritto sui due lati. 


Proseguiamo poi con Harry Potter, non li ho tutti e 7, mi mancano il due e il tre, ma conto di reperirli presto. Ho iniziato il primo, anche seriamente segnando i vocaboli sconosciuti e appuntadomi qualche traduzione, ma poi...mi sono scocciata e l'ho abbandonato. Stessa cosa per il settimo che speravo di riuscire a leggere in inglese prima della sua uscita ufficiale in Italia, ma che non sono mai riuscita a finire... In compenso li ho divorati tutti in Italiano, che domande! 


Sempre in lingua originale, ho due librettini per bimbi editi da Penguin, casa editrice del Regno Unito. Li ho comperati a 1,99£ quando sono stata a Londra, volevo fare incetta di libri visto che costavano una sciocchezza, ma purtroppo mi sono contenuta e ho puntato su due fiabe-identità di due nazioni: Il Mago di Oz e Peter Pan. Una curiosità: di Peter Pan ho un sacco di edizioni sia in lingua originale che non...sono un po' fulminata!

Si prosegue poi con i libri con il Testo originale a fronte, grande invenzione, ma la tentazione di leggerli in italiano è sempre fortissima. Ecco i due che ho di Feltrinelli: Peter Pan (che fantasia!!!) e Alice nel paese delle meraviglie. La versione originale di Alice merita per via della struttura grafica del testo, provate a sfogliarlo per capire. Carrols era davvero matto da legare!


Concludiamo la galleria con un classico del teatro Inglese: Shakespeare, Amleto nell'edizione Oscar Mondadori in versione Testo Originale a fronte. Acquistato per un esame. 
Eccovi i miei libri in lingua originale o quasi: che biblioteca misera! Ma calcolando che non li ho nemmeno letti tutti...
Ne ho altri di cinema in Inglese, quelli li ho letti. Credo che il perché sia molto semplice: se si tratta di una lettura di evasione, devo riuscire ad evadere in modo pratico e quindi non avendo una grande padronanza della lingua inglese, non riesco a prendere la lettura in lingua come un passatempo. Spero di superare presto questo scoglio! 


La luce sugli oceani di M. L. Steadman: recensione!


Devo essere sincera, leggere La luce sugli oceani non è stato semplice, ho fatto fatica a lasciarmi trasportare da questo romanzo nelle prime pagine, poi arrivata a pagina 80 tutto è iniziato a scorrere piacevolmente. Sono convinta che esiste un tempo giusto per tutto, anche per i libri. Il libro X che oggi può piacermi da matti, domani può risultarmi tremendamente banale o mal scritto. 

Quando ho iniziato a leggere La luce sugli oceani, dopo le prime 10 pagine l'ho chiuso e ho letto altro, poi mi sono fatta coraggio e l'ho riaperto: quando una persona decide di scrivere un libro deve per forza avere qualcosa da dire, altrimenti non riempirebbe 360 pagine di segni neri.
Ho ripreso così la mia avventura e mi sono lasciata trascinare nella storia di Isabel, Tom, Lucy e di tutta la comunità di Partageuse. Mi sono lasciata affascinare dal faro di Janus, dai romantici paesaggi tutti a rocce e scogli che percorrono la costa sud occidentale dell'Australia. 
Giunta alla fine della vicenda posso dire che effettivamente come libro non è malaccio, si tratta di un romanzo di esordi molto ben accolto dalla critica, tant'è vero che, a detta di Garzanti, in molti si sono contesi la pubblicazione del manoscritto e a quanto pare sembra sia in cantiere un film. Effettivamente si può tranquillamente realizzare un'opera cinematografica traendo spunto da questa vicenda, ben strutturata, complessa al punto giusto da costringere il lettore a sapere come andrà a finire, anche se onestamente in alcuni punti l'autrice a mio parere risulta eccessivamente prolissa oltre il necessario. Una storia che porta alla luce diversi dibattiti di carattere etico-sociale, come recitano le domande sul retro della copertina: 
"Cosa è giusto e cosa è sbagliato? 
Fin dove può spingersi il desiderio di maternità? 
C'è un punto in cui amore e colpa si incontrano." 
Credo che queste tre frasi ripercorrano perfettamente i quid narrati nel romanzo, che ci racconta di Tom che, diventato custode del faro di Janus, dopo pochi mesi si sposerà con Isabel. I due cercheranno di creare una famiglia, ma Isabel abortisce ben tre volte; il desiderio di maternità della donna sembra che non potrà mai essere colmato fino a quando a Janus arriva una barca con a bordo un uomo morto e un bambino, anzi una bambina in fasce. Per Isabel il confine tra giusto e sbagliato diventa così labile che decide secondo il suo cuore e, immaginando che la madre della piccola possa essere morta, decide di tenerla, anche se il marito non è completamente d'accordo. E' un modo per salvare la bambina, certo, ma questo salvataggio per il registro del faro non sarà mai avvenuto, nessuno dovrà saperlo.
L'amore che lega Tom a Isabel riuscirà a portare avanti questa storia tanto da far credere che la bambina sia davvero loro, ma la colpa si sa prima o poi deve essere espiata e in un luogo piccolo come quello è impossibile che nessuno fosse al corrente di una barca con a bordo un uomo e un neonato. 
Tom e Isabel, due personaggi ben dettagliati, approfonditi psicologicamente e, nonostante il grande amore che intercorre tra loro, esiste un briciolo di razionalità che li porterà a mettersi in discussione e ad osservare l'altro al di fuori della loro relazione.
Trovo sia molto interessante anche l'aspetto storico, quello della Storia, che rientra nel libro, attraverso la Guerra Mondiale, la prima, a cui Tom ha partecipato e che lo ha fortemente segnato e cambiato. Nella stessa guerra sono morti i due fratelli di Isabel e sembra sia colpa della Guerra se la gente ha rimesso in gioco le definizioni di giusto e sbagliato, è la guerra che ha insegnato all'uomo ad uccidere i suoi simili, è la guerra che ha sterminato le generazioni, ha mutilato fisicamente e psicologicamente la nazioni.
Altro punto molto forte nel libro, che viene anche ripreso nella breve intervista nelle ultime pagine del volume, è la questione della vera madre: è tua madre la donna che ti mette al mondo o quella che ti cresce? Credo sia complicato rispondere a questa domanda, l'autrice secondo me dà una sua risposta con il finale del libro, ma lascia il dibattito aperto in modo che ognuno possa dare la sua risposta. 

Un'opera prima di tutto rispetto scritta da un'autrice palesemente innamorata della sua nazione, l'Australia, ma che ora abita a Londra (ma dai!), un libro da leggere magari in un periodo in cui potete dedicare tempo e spazio a vicende un po' tristi e che fanno riflettere sull'esistenza.  

VOTO



lunedì 28 maggio 2012

Vidi: L'eredità dei corpi di Marco Porru

Il 26 maggio mi è arrivata una mail da parte di Giusy una delle curatrici della pagina facebook "Conversando di libri" in cui mi consigliava un romanzo, nello specifico L'eredità dei corpi di Marco Porru edizioni Nutrimenti.
Anche lui esordiente, anche lui finalista del Premio Calvino, come la precedentemente recensita Letizia Pezzali. Sinceramente non rientrava nel mio "comodino virtuale" questo libro, poi mi sono incuriosita e penso che meriti davvero di essere letto.

TRAMA
Raniero e Gabriele sono due adolescenti difficili, molto diversi tra loro, ma ugualmente smarriti. Raniero è affetto da una malattia ereditaria che gli deforma la pelle e segna in profondità anche la sua psiche, alterandogli a tratti l'equilibrio mentale. Gabriele non riesce a dormire, visitato dall'insonnia che gli fa consumare sigarette e azzardate prodezze in bicicletta. Raniero ha una madre ricoverata in una casa famiglia e una zia che gli fa da madre, Rosaria, ossessionata dalla sua bruttezza e dal richiamo perverso di una disperata sessualità. Gabriele nutre un'ostilità violenta per il padre, origine delle sue crisi, della rabbia, della vertigine. Raniero segue con poco profitto la scuola alberghiera, mentre Gabriele, brillante e intelligente, frequenta il liceo classico. Da quando i due ragazzi si sono conosciuti, Gabriele protegge Raniero.
È nello snodo centrale della loro vita – l'adolescenza come abbandono dei riti rassicuranti dell'infanzia, scoperta del sesso e dell'indipendenza – che si colloca la storia, in un'estate che fa esplodere le contraddizioni e trascina Raniero e Gabriele verso una nuova acquisita consapevolezza. Perché L’eredità dei corpi ha le movenze di una tragedia antica calata nella normale quotidianità dei tempi odierni, sullo sfondo di una Sardegna insieme arcaica e contemporanea. E come in una tragedia, dietro la trama si affacciano i temi primi – la psicosi, la pedofilia, l'omosessualità, la violenza – in una narrazione incalzante, nella quale il destino dei personaggi è dettato dai corpi. Corpi informi, corpi segnati, corpi che incidono a fondo le anime nelle periferie degradate del disagio giovanile.

L'AUTORE
Marco Porru, cagliaritano, classe 1979, vive a Roma e lavora per il cinema. È autore della sceneggiatura del film I bambini della sua vita, diretto da Peter Marcias, per cui Piera Degli Esposti ha vinto il Globo d'Oro 2011 ed è stata premiata al XII Festival del cinema europeo. Con L'eredità dei corpi, il suo esordio narrativo, è stato finalista al Premio Italo Calvino 2011.





Che dire, ringrazio innanzitutto Giusy per la dritta e invito voi lettori a contattarmi per suggerimenti, consigli anche per dire la vostra su quello che recensisco o che sto leggendo. Il blog è completamente a vostra disposizione! 

venerdì 25 maggio 2012

The Help: il film!

Qualche mese fa quando The Help è uscito al cinema mi sono detta: "Devo vederlo", sfortunatamente l'ho perso ma qualche giorno fa mi sono comodamente seduta sul divano per gustarmi questo film che mi ha davvero incantata e rapita.
La storia di The Help ci porta indietro nel tempo, in un'America afflitta dalle piaghe del razzismo, un'America in cui i figli delle donne bianche ricche vengono cresciuti dalle colf di colore. Voce narrante dell'intero film è appunto una di loro, Aibeleen (Viola Davis), che ci racconta la sua vicenda e di come grazie all'aiuto di Skeeter (Emma Stone) lei, Minny (Octavia Spencer) e le sue amiche si siano potute riscattare da questo lavoro umiliante.
Skeeter, giovane bianca, che sogna di diventare giornalista, dopo essere tornata a casa per accudire la madre malata scopre che la sua bambinaia Constantine non lavora più a casa loro e nessuno sembra in grado di spiegare perché se ne sia andata. Resosi conto delle condizioni di schiavitù in cui sono costrette a vivere queste domestiche, decide di scrivere una storia su di loro e su come si trovino al servizio delle famiglie, la proposta viene subito bene accettata dall'editore che la incita a raccogliere testimonianze dirette dalle donne. In un primo tempo queste sono restie a confidare cosa succede dietro le quinte delle blasonate case dell'America bene, ma ci sono fatti che possono cambiare completamente la vita di una persona. 
Tratto dall'omonimo libro di Katrin Stockett (che attualmente non ho ancora letto, ma che spero di recuperare presto), The Help, scritto e diretto da Tate Taylor, ripercorre uno dei momenti più bui della storia americana inserendo anche momenti storici, come alcuni discorsi di Martin Luter King. Una storia avvincente che vi saprà contagiare, una storia di donne, di coraggio e di forza interiore. 
Forse non sarà il film del secolo perché non segnerà indelebilmente la storia del cinema, ma era da un po' che non trovavo una commedia che mi appassionasse a tal punto e che mi facesse divertire e allo stesso tempo riflettere sugli eventi. Non mancano le parti comiche della vicenda, le piccole rivincite personali che le domestiche hanno sulle loro schizofreniche titolari, o meglio padrone! 
Un film che mostra l'importanza di queste donne, di fatto vere madri dei piccoli americani perché sono loro a crescerli, un film che mette in luce il famoso quesito che domanda se la madre sia la donna che ti mette al mondo oppure quella che ti aiuta a muovere i primi passi nella vita. Un film che mette in luce il ruolo della donna e il suo luogo nella società. Skeeter ha appena 23 anni, ma è già vecchia perché le sue coetanee si stanno sposando, hanno figli, mentre lei è preoccupata solo della sua carriera, non si preoccupa dell'aspetto e di cercarsi un marito, cosa che mette molto in ansia la madre (Allison Janney) che, nonostante la sua antipatia iniziale, alla fine...vi stupirà! 

Nominato a 4 premi oscar, Octavia Spencer ha vinto quello come miglior attrice non protagonista, portandosi a casa anche Bafta, Golden Globe, International Film Award e molti altri premi sempre per lo stesso ruolo. 

Spero, come ho già detto, di riuscire a leggere presto il libro perché secondo me...merita molto! Un mio amico me lo ha straconsigliato, che dire, spero possiate leggere presto la recensione!



VOTO



Rumours from Cannes

In questi giorni è in scena il festival di Cannes, la croisette è stata riaperta, rivestita con il red carpet, i fotografi sono in fibrillazione per catturare i momenti più importanti del festival e per scattare la foto che rivelerà amori sbocciati o amori sfioriti.
I film presentati, sia quelli in concorso che quelli solo "lanciati" a Cannes, sono sempre moltissimi, alcuni incuriosiscono di più, altri di meno, come sempre del resto!
Di certo la batteria di registi sfoggiata quest'anno è davvero interessante e sembrano avere opere degne di essere viste. 


I film in concorso:

Moonrise Kingdom di Wes Anderson (USA) - Film di apertura
Vous n’avez encore rien vu di Alain Resnais (Francia)
The Paperboy di Lee Daniels (USA)
Rust and Bone di Jacques Audiard (Francia / Belgio)
Holy Motors di Leos Carax (Francia)
Cosmopolis di David Cronenberg (Canada / Francia / Portogallo / Italia)
Killing Them Softly di Andrew Dominik (USA)
Reality di Matteo Garrone (Italia)
Amour di Michael Haneke (Francia / Austria / Germania)
Lawless di John Hillcoat (USA)
In Another Country di Hong Sang-soo (Corea del Sud)
Taste of Money di Im Sang-soo (Corea del Sud)
Like Someone in Love di Abbas Kiarostami (Iran / Francia / Giappone)
The Angels’ Share di Ken Loach (Gran Bretagna / Francia)
Beyond the Hills di Cristian Mungiu (Romania)
After The Battle di Yousry Nasrallah (Egitto / Francia)
Mud di Jeff Nichols (USA)
Post Tenebras Lux di Carlos Reygadas (Messico / Francia / Olanda)
On the Road di Walter Salles (USA / Gran Bretagna / Francia)
Paradise: Love di Ulrich Seidl (Germania / Francia / Austria)
The Hunt di Thomas Vinterberg (Danimarca)
In the Fog di Sergei Loznitsa (Germania / Olanda / Russia)

E ricordiamo anche i film italiani presentati fuori concorso:
Io e te di Bernardo Bertolucci 
Dracula 3D di Dario Argento 

Vidi: Profezia finale di Chris Kuzneski


Novità in casa Tre60, un giallo intrigante in uscita in libreria il 31 maggio!

TRAMA
Francia, 17 giugno 1566. Pochi giorni prima di morire, un uomo scrive una lettera, la chiude in un cofanetto di legno e, in una postilla al suo testamento, dispone di svelarne il contenuto soltanto molti secoli più tardi…

Stati Uniti, oggi. Dopo aver ricevuto una lettera in codice – un’enigmatica quartina composta in varie lingue antiche –, una giovane insegnante inizia a sospettare di essere pedinata e, intuendo di essere in pericolo, decide di chiedere aiuto al milionario Jonathon Payne e al suo collega David Jones, ex soldati delle forze speciali diventati consulenti del governo americano. Per incontrarli, si reca quindi a una serata di beneficenza organizzata all’università di Pittsburgh ma, proprio mentre sta per mostrare loro una copia della lettera, la donna viene assassinata da un cecchino, che a sua volta muore poco dopo. Decisi a fare luce su quell’omicidio e sul significato della misteriosa quartina, Jones e Payne vengono così coinvolti in un’avventura che li porterà prima a casa della vittima - dove scopriranno che lei aveva mentito sulla sua identità -, poi nel caveaux di una banca svizzera e, infine, in un antico castello in Belgio, costantemente braccati da nemici determinati a difendere un segreto custodito da centinaia di anni, un segreto che riguarda il nostro futuro…


L'AUTORE 
Chris Kuzneski è nato e cresciuto nell’Indiana. Dopo essere stato ammesso all’University of Pittsburgh, ha dovuto abbandonare le proprie ambizioni sportive – era una promessa del football – a causa di un infortunio e ha quindi deciso di seguire un master in scrittura creativa. Il suo primo romanzo è stato rifiutato da tutti gli agenti cui lo aveva mandato, ma lui non si è arreso e oggi è considerato l’autore di romanzi d’avventura più interessante del panorama anglosassone.


giovedì 24 maggio 2012

The Great Gatsby - Francis Scott Fitzgerald

Goodmorning readers! How are you? Today we are going to talk about a new movie, The Great Gatsby directed by Baz Luhrmann! The film is set to be released in Real D 3D and 2D cinemas on December 25, 2012 by Warner Bros. Pictures. In Italy is set on January 18, 2013. Ohi, Ohi!
This is the trailer! Enjoy it!

Buongiorno carissimi lettori! No, non avete sbagliato blog! E' che quando sento puzza di Fitzgerald impazzisco, non capisco più nulla e inizio a blaterare in English!


Insomma, il 18 gennaio 2013, praticamente domani sob!, uscirà nelle sale italiane Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann.
So che da qui al 18 gennaio possono succedere molte cose, secondo alcuni il 22 dicembre finirà il mondo, ma per chi è convinto che i Maya si sbagliassero, che poi detta bene i Maya non hanno mai parlato di 22 dicembre, prenda in mano l'agenda e si segni la data X.
Il film uscirà in 3D, ma anche in 2D e questo è il trailer!! Vi avviso che visto una volta, continuerete a riguardarlo, ad ascoltarlo, perché non solo l'impatto visivo è pazzesco, ma le musiche prendono un sacco!!! 


Il video qui sopra proviene direttamente dal canale YT di Tiffany, perché vi segnalo questa cosa?
Beh, proprio questa mattina ho scoperto che Tiffany ha realizzato molti dei gioielli utilizzati nel film, come dichiarano appunto sul loro canale: "Tiffany collaborated with producer-director Baz Luhrmann and costume designer Catherine Martin to create the spectacular jewels for the highly anticipated new film featuring Leonardo DiCaprio, Carey Mulligan and Tobey Maguire. "The Great Gatsby" debuts in theaters December 25, 2012. © 2012 Warner Bros. Ent."

Il problema che mi sono posta subito dopo aver visto il trailer però è il seguente: come colmare l'attesa da qui al 18 gennaio?
Beh, potete vedervi tutti i film del mondo, potete fare qualsiasi cosa, giocare a carte, andare in vacanza...ma se volete prepararvi degnamente alla visione, propongo un menù a cui non potrete di certo rinunciare!

--> Lettura del Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald
--> Visione del Grande Gatsby, quello con Robert Redford del 1974 diretto da Jack Clayton 
--> Lettura di varie altre opere dello stesso autore, ad esempio i Racconti dell'età del Jazz, uno al giorno per conoscere il mondo dei ruggenti anni 20 in cui Fitzgerald è cresciuto
--> Lettura del libro di Pietro Citati La morte della farfalla ed. Mondadori che racconta la vita dei Fitzgerald, Francis e la moglie Zelda
--> Visione del film di Woody Allen, Midnight in Paris, anche se a Fitzgerald sono dedicate poche scene, ma tutto aiuta per rivivere l'atmosfera.
--> Altro...che vi dirò pian piano!

mercoledì 23 maggio 2012

L'età lirica di Letizia Pezzali: recensione!

Ho finalmente terminato di leggere L'età lirica di Letizia Pezzali ed. Dalai, ero molto incuriosita da questo libro, ma onestamente mi ero immaginata non tanto ben altri argomenti o ben altre scelte a livello di storia, quanto uno stile completamente diverso.
Mi spiego meglio.

Lo stile di Letizia Pezzali è sicuramente raro, se non addirittura innovativo nel panorama letterario. Il suo punto di forza è questa struttura che ad un primo impatto visivo sembra completamente priva di dialoghi, di fatto poi leggendolo ci si rende conto che i dialoghi ci sono, solo che vengono inseriti nel testo senza la canonica punteggiatura che tutti noi abbiamo imparato alle elementari. Ora, se questo da alcuni può essere giudicato positivamente, secondo la mia opinione crea nel lettore, o per lo meno crea in me, un senso di straniamento. E' come leggere una storia da dentro una bolla, senza mai entrare in mezzo agli eventi. E' difficile appassionarsi al protagonista Mario e alla sua vicenda, non si riescono a percepire i suoi sentimenti. Dalle righe mi sembra che sia fortemente presente un senso di caducità, di morte, di apatia...un senso di distacco come se la mente non seguisse il corpo e viceversa. Forse queste sensazioni possono essere connesse con la storia che racconta una vicenda non di certo banale. Mario, il protagonista, è di fatto alla ricerca di se stesso, sta per affacciarsi nell'età adulta ma ancora deve scoprire la sua reale sessualità. 
Una storia di certo non semplice per un esordiente, narrata in modo molto bilanciato, quasi matematico, infatti lo svelamento della sessualità avviene quasi a metà libro, lasciando il lettore neanche poi tanto sconvolto, o almeno io non lo ero.
Nel finale quando [spoiler!!!] il ragazzo che Mario "ama" (dopo vi spiego il perché delle virgolette), Adriàn, ha un incidente e muore. Tutto è narrato in modo così freddo, privo di sentimenti, tanto che sembra che i protagonisti debbano sentirsi in colpa per ogni loro azione. 
Ho scelto di racchiudere tra virgolette la parola "ama" perché è un concetto complesso da attribuire a Mario, il quale sembra soltanto interessato ad avere rapporti fisici con Adriàn, incentivando ulteriormente la freddezza dei sentimenti e la loro parziale assenza.

Adriàn è chiamato "il ragazzo di cenere", ma è come se tutti questi personaggi fossero fatti di cenere, impalpabili e apatici.

Molto probabilmente non ho capito la storia, forse ho letto questo libro in un momento sbagliato. Di certo non ci troviamo di fronte ad una lettura di evasione, è una riflessione molto densa, un processo di svelamento doloroso che di fatto non termina nemmeno con il finale. E' una ricerca continua verso mete che il protagonista non vede, ma non immagina nemmeno.

Mi è piaciuta molto una frase inserita in questo libro: "Chi sogna di giorno conosce molte cose che sfuggono a chi sogna di notte". Non è di Letizia Pezzali, ma di Edgar Allan Poe, scrittore citato diverse volte nel libro grazie ai suoi Racconti del terrore che diventano oggetto di scambio tra i ragazzi del libro. 

VOTO



martedì 22 maggio 2012

Red di Kerstin Gier: Recensione!

Ebbene sì, l'ho divorato, ho terminato il primo capitolo della Trilogia delle Gemme.

Credo sia impossibile trattenersi, ho letto le prime righe del romanzo e a tempo zero ero all'ultima pagina, sapevo che aveva ricevuto molte recensioni positive, ma non immaginavo potesse coinvolgere così tanto.



Narrato in prima persona da Gwendolyne, Red racconta la storia di questa ragazza e di come scopre di avere in sé qualcosa di magico, qualcosa che le cambierà completamente la vita. 
Probabilmente non è la storia più originale del mondo, perché alcuni lettori un po' più "seri" potrebbero trovare alcune scelte scontate, o ovvie, ma il modo in cui viene narrata la vicenda, è molto coinvolgente e cattura il lettore, non facendogli nemmeno percepire che il tempo sta trascorrendo.
Gli ingredienti dell'impasto sono moltissimi, alcuni provenienti dal fantasy tout court che è il background comune a molti dei romanzi di questo genere, quegli schemi fissi che non si possono modificare poiché sono parte del panorama mitologico, altri creati ad hoc per la storia, ma associati e ben bilanciati. 
La vicenda è ambientata interamente a Londra, una città che conosceremo attraverso i secoli in base alle necessità dettate dalla storia, e dallo svolgimento dei fatti narrati. 
Ho trovato molto interessante il gioco passato/presente che si pone nei confronti degli edifici: prima c'era questo, oggi c'è altro, domande che onestamente mi toccano da vicino visto che a volte da piccola mi è capitato di immaginare chi vivesse nella mia casa, oppure cosa accadeva il tal giorno nella tal stanza... Forse sono una dei pochi che pensa queste cose, ma anche quando sono in collegio a Torino e sono seduta alla scrivania penso quanti libri ha visto quel tavolo, quante mani lo hanno toccato, quanta gente ha pianto o gioito mentre studiava. Penso a quando non c'erano i pc e il piano era completamente dedicato ai libri. 
Un libro non solo ben scritto, ma anche ben strutturato che presenta all'inizio di ogni capitolo una citazione o comunque un incipit che o è strettamente connesso con la storia oppure rimanda a vicende analoghe. La Gier dà sicuramente prova di non essere una normale scrittrice di fantasy, ma dimostra di essere anche lei una maga della scrittura, come l'altra maga, quella dietro Harry Potter.
Era da molto che non leggevo un fantasy e sono stata molto felice di aver ripreso questa sana abitudine attraverso la Gier, appena possibile comincerò Blue il secondo capitolo della Trilogia delle gemme.

Come noterete sono stata molto breve in questa recensione perché spero di riuscire a farne una completa sulla trilogia...allora lì mi dilungherò alla nausea! Preparatevi!
A presto! 

VOTO




LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...