lunedì 23 aprile 2012

Tutto questo mi appartiene: recensione!

Tutto questo mi appartiene è il romanzo di esordio di Petra Hulova pubblicato in Italia nella collezione Tartaruga di Baldini Castoldi e Dalai. 
Sono stata fin da subito incuriosita da questo titolo e soprattutto da questa scrittrice visto il grande successo riscontrato in molti paesi stranieri:


20.000 COPIE VENDUTE IN REPUBBLICA CECA.
TRADOTTO IN FRANCIA, PAESI BASSI, GERMANIA,
STATI UNITI, SVEZIA, UNGHERIA, POLONIA E TURCHIA
 
La maggior parte degli scrittori non eguaglierà mai il livello di questo debutto.≫ Tvar
Il modo di scrivere di Petra Hulova ricorda Hrabal Bohumil e ancora più, Jachym Topol, per la sua scrittura visionaria e immaginativa.≫ Babylon
Un’opera meravigliosa e a suo modo un miracolo.≫ Týden
Un esordio intenso che dimostra grande caparbietà.≫ Die Zeit
Una scrittura tormentata e complessa, ma di grande interesse. Una scrittrice di sicuro avvenire.
Il Piccolo
Il romanzo di Petra Hulova descrive il declino di una società schiacciata dalla povertà e dal cemento. Ogni donna, anche senza parole, anche senza ritmo, intona lo stesso lento, melodioso lamento. Questo e il segreto dell’autrice.≫ Figaro Litteraire

Un libro con una presentazione di questo genere non può che promettere bene! 
Tutto questo mi appartiene è un romanzo corale di una famiglia, sono donne che si raccontano, che narrano le loro vicende, i loro sogni, le loro speranze, i loro amori.
Si comincia con la narrazione di Dzaja, poi si prosegue con sua figlia Dolgorma, quindi si fa un salto nel passato con la narrazione della nonna, madre di Dzaja, Alta, seguono Ojuna, Nara e di nuovo Dzaja. Interamente ambientato in Mongolia veniamo a conoscere le tradizioni, le leggende e i luoghi di questa terra che a noi Italiani o Europei resta abbastanza sconosciuta, ci troviamo in un territorio al confine con la Cina, un posto di contaminazione quindi culturale e anche di razza. I figli a volte nascono con gli occhi a mandorla, come Dzaja e Nara che sono delle erlic (impure, bastarde), non hanno lo stesso padre di Ojuna e Magi, ma nonostante questo sono state accolte ugualmente nella gher (tenda-casa) insieme alle altre figlie. 
Un romanzo difficile in cui viene messo fortemente in evidenza il divario che intercorre tra le terre ai piedi delle Montagne Rosse, popolate da gente povera e dedita a seguire il bestiame, e la città, luogo della perversione, del peccato dove una ragazza non può uscire viva. 
La scrittura di Petra Hulova è molto scorrevole, dinamica e riesce a trasportare il lettore attraverso mondi che non gli appartengono, accompagnandolo da una gher all'altra, nelle tavole calde e nei bordelli della città, riesce a dar voce coerentemente a diversi personaggi caratterizzandoli non solo sul loro modo di pensare, ma anche nello stile di raccontarsi.

Da leggere:
Sì, se amate storie di terre lontane, storie di famiglie, di tradizioni.
No, se cercate un romanzo semplice e divertente.

Secondo la mia modestissima opinione, è un libro molto interessante, da leggere assolutamente! 



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