venerdì 15 aprile 2011

Charles Spencer Chaplin

Il 16 aprile di 122 anni fa nasceva un uomo che "ha fatto la storia del cinema". 122 anni fa nasceva in Inghilterra, a Londra, quartiere di Walworth, il mitico Charles, che di li a pochi anni avrebbe iniziato una carriera nel mondo dello spettacolo per terminare solo con la sua scomparsa il 25 dicembre del 1977.

Tutti noi associamo subito Charlie al suo celeberrimo personaggio: the tramp, il vagabondo o per noi italiani Charlot. Cappello, bombetta, pantaloni sgualciti, una giacca vecchia, le scarpe buche e l'andatura da "ubriaco" erano le principali caratteristiche della maschera che lo rese famoso in tutto il mondo.
Egli stesso scriveva a proposito del suo modo di vestire:

“Mentre puntavo verso il guardaroba, pensai di mettermi un paio di calzoni sformati, due scarpe troppo grandi, senza dimenticare il bastone e la bombetta. Volevo che fosse tutto in contrasto: i pantaloni larghi e cascanti, la giacca attillata, il cappello troppo piccolo e le scarpe troppo grandi. Ero incerto se truccarmi da vecchio o da giovane, poi ricordai che Senneth mi aveva creduto un uomo assai più maturo e così aggiunsi i baffetti che, argomentai, mi avrebbero invecchiato senza nascondere la mia espressione. Non avevo la minima idea del personaggio. Ma come fui vestito, il costume e la truccatura mi fecero capire che tipo era. Cominciai a conoscerlo,  quando m’incamminai verso l’enorme pedana di legno esso era già venuto al mondo. Invenzioni comiche e trovate spiritose mi turbinavano incessantemente nel cervello. Quando mi trovai al cospetto di Sennet assunsi l’identità del nuovo personaggio e cominciai a passeggiare su e giù, tutto impettito, dondolando il bastoncino, passando e ripassando davanti a lui.”[1]




“Quel modo di vestire mi aiuta ad esprimere la mia concezione dell’uomo medio, dell’uomo comune, la concezione di quasi tutti gli uomini, di me stesso. La bombetta troppo piccola rappresenta lo sforzo accanito per poter apparire dignitoso. I baffi esprimono la vanità. La giacca abbottonata stretta, il bastoncino e tutto il comportamento del vagabondo rivelano di assumere un’aria galante, ardita, disinvolta. Egli cerca di affrontare coraggiosamente il mondo, di andare avanti a forza di bluff: e di questo è consapevole. E ne è così consapevole che riesce a ridere di se stesso e anche a commiserarsi un po’.”[2]


I film realizzati attorno a questo personaggio furono moltissimi, ma soprattutto essi furono pellicole mute, anche quando ormai il sonoro aveva ormai una larga diffusione. 
A tal proposito Charlie Chaplin diceva: 


“Il silenzio è l’essenza del cinema. Nei miei film non parlo mai. Non credo che la voce possa aggiungere alcunché alle mie commedie. Al contrario, distruggerebbe l’illusione che voglio creare, quella di una piccola immagine simbolica buffa, non un personaggio reale, ma un’idea umoristica, un’astrazione comica.” (1929)[3]


 “Il passaggio meccanico dal cinema muto a quello parlato è inammissibile: l’immagine creata dalla rappresentazione di un film muto non è conciliabile con la parola. Per le parole bisogna creare un’immagine diversa.” (1935) [4]

La genialità di Charlie Chaplin è qualcosa di unico, egli era attore, autore, regista e compositore per i suoi film. Le sue pellicole sono forse tra i regali più belli del secolo passato, che ancora oggi fanno riflettere, discutere, pensare. Charlie Chaplin non è stato un divo solo del suo tempo, ma egli ha mantenuto questo status anche dopo la sua morte.
Se volete leggere qualcosa sul personaggio trovate qui sotto una bibliografia di riferimento agli stralci che ho trascritto sopra. Sono tutti libri molto interessanti (che ho utilizzato anche nella mia tesi di laurea triennale ^.^), che meritano di essere letti e riletti!
Spesso il cinema muto viene associato a pellicole noiose con storie vecchie, un buon modo per sfatare questo mito potrebbe essere quello di avvicinarsi ad esso attraverso la figura del vagabondo. In questo modo si è portati a scoprire un mondo veramente unico ed incredibile, dove il cinema era fatto da artigiani che non avevano sfondi verdi o telecamere digitali, che non sapevano cosa fossero la steadicam o il 3D.
Vi lascio un breve video con una delle più belle scene per cui vale la pena ricordare il mitico Charlie.






[1] Charles Chaplin. La mia autobiografia. Trad.it. Mondadori. Milano, 1964, op. cit., p.174.
[2] David Robinson, Charlie Chaplin, la vita e l’arte. Marsilio, Venezia 2005, op. cit., p.119
[3] Cremonini, Giorgio. Charlie Chaplin. Il Castoro. Milano, 2008. Cit p.7.
[4] Cremonini, Giorgio. Charlie Chaplin. Il Castoro. Milano, 2008. Cit p.7

1 commento:

  1. A dir poco spettacolare... E' stato un grande. Per me non c'è ancora nessun attore in grado di superar questa comicità unica e particolare perché alla comicità ha saputo compensare la giusta dose di sensibilità e delicatezza recitativa... LO STIMO.
    Brava sign.na Cerutti!!! ;)

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